Provincia di Teramo - Apparizione Madonna dell'Alno a Canzano

Chiesa

Apparizione Madonna dell'Alno a Canzano

 
 

Copertina della "Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli - detta dagli antichi Praetutium, ne' bassi tempi Aprutium - oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina"

scritta dal dottore di Leggi

D. NICCOLA PALMA

Canonico della Cattedrale Aprutina,

Socio dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica di Roma e della Società Economica del primo ulteriore Apruzzo

 1832, 1833, 1834, 1835, 1836

 

Niccola Palma (1777-1840), presbitero e storiografo, è considerato il maggior storico della Provincia di Teramo in virtù di questa opera monumentale in 5 volumi, con la quale raccolse importanti riconoscimenti anche al di fuori dell’ambito locale. Ordinato sacerdote nel 1801, conseguì l’anno dopo la laurea in Diritto Civile Canonico. Senza tralasciare predicazione ed insegnamento, dedicò buona parte della sua vita a coltivare la sua passione per la ricerca storica.

(da: Storia ecclesiastica e civile della Regione più Settentrionale del Regno di Napoli, oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina

di Niccola Palma, presso U. Angeletti - Teramo, 1832 – 1836.

Volume II - Capitolo LVIII, pp.171-172-173)

Apparizione di Maria SS. e costruzione della Chiesa in onor di Lei, fuori le mura di Canzano

(...) Nel giorno 18 Maggio 1480 un Bifolco domiciliato nelle vicinanze di Canzano, di nome Floro di Giovanni, arando la terra a circa un terzo di miglio dalle mura di quel Paese, verso Libeccio, vide a un tratto, sulle ore diciotto, inginocchiarsi i buoi. Attonito per avvenimento, che tosto conobbe non esser naturale, e drizzandosi dalla curva piegatura sull’aratro, osservò sopra un albero di pioppo bianco, che volgarmente dicesi Alno, ed Alano, un maestosa Signora, al cui cospetto anch’ei si prostrò. Allora udì dirsi: Io sono la Regina del Cielo: va in Canzano e dì a quel popolo esser mia volontà che si edifichi una Chiesa in mio onore nel Piano del Castellano. Ubbidì sull’istante il buon Floro, e lasciati i buoi corse a Canzano: raccontò, attestò nel migliore modi de’ quali era capace, la visione ed il comando; ma lungi dall’esser creduto, fu deriso e beffato, onde gli convenne ritornarsene assi mesto al lavoro.

Nel seguente giorno, all’ora medesima, comparve per la seconda volta la Vergine a Floro, che parimenti arava lo stesso terreno, vestita di bianco e posata sul suolo: Immantinente prostratosi, non meno che i buoi, ei con rispetto e con dolore Le riferì il rifiuto dei Canzanesi. Accolta con bontà la giustificazione, Ella disparve, senza aver profferita parola.

Parlò bensì all’indomani, 20 Maggio, quando ben anche ad ore 18 apparsa per la terza volta al fortunato Bifolco, come nel dì precedente; gl’impose di rientrare a Canzano, di esibirsi a montare, in comprova del vero, sul cavallo indomito di Falamesca de Montibus, di lasciarsi poi guidare da quel cavallo, il quale disegnato avrebbe il sito, in cui Ella intendeva essere onorata.

Lieto il Bifolco volò di nuovo a Canzano, ripetè l’ordine ricevuto, e si dichiarò pronto a verificarlo nel modo indicatogli. Venne accettata con riso la condizione, ma non mancò di adunarsi gran popolo intorno a Floro, per vedere ove la cosa andasse a finire.

Il cavallo di cui si parla era così bello, ma divenuto insieme così feroce, che il padrone non potendosegli più accostare, avea tolta una tavola dal piano superiore alla stalla, e di lassù per nutrirlo gittavagli l’erba sulla mangiatoja. Il seniore Falamesca condiscese con pena all’esperimento cui Floro accingevasi, nè lasciò di protestare che non risponderebbe del pericolo cui questi andava incontro. Temevano i numerosi astanti che all’entrar Floro nella stalla, il cavallo volto gli si sarebbe contro con morsi e calci; ma quale non fu la loro meraviglia allorchè lo videro affatto mansueto lasciarsi menar fuora, e senza muoversi accogliere sul dorso il rustico cavaliere? Abbandonato al proprio istinto, esso il trasportò a dirittura nel Piano del Castellano. Ivi giunto il cavallo senza freno e senza guida, girò tre volte intorno ad uno spazio, ed in fine s’inginocchiò e curvò la testa sino a terra.

La folla che seguito lo avea in silenzio propruppe allora in gridi di tenerezza e di gioja: e senza dilazione si diede mano alla fabbrica, giusta la periferia segnata dai tre giri del cavallo. Dalla connessione e diversità delle muraglie è facile riconoscere la Chiesa allora eretta, dalle due ampliazioni fattene più tardi. Contemporaneamente fu costruita altra piccola Chiesa detta del Perdono nel sito della prima apparizione, ove questa venne dipinta a fresco: tale quale ancora esistendo sul muro cui poggia l’Altare.

Prolungandosi, dietro a questo, di alcuni palmi il sacro edificio nel 1788 si ebbe l’avvertenza di non toccare sì bel monumento. Ne’ punti precisi delle due altre apparizioni si eressero due Oratorj del pari esistenti, con pitture in tela che le esprimono. Se non che essendovi le pitture più esposte alle intemperie e logorandosi le tele, si sono di tempo in tempo entrambe rinnovate. Il cavallo, poi ch’ebbe ricondotto Floro, tornò ad essere indomabile e fiero ugualmente che per lop avanti, quasi che sdegnato avesse di servire ad usi profani, da ch’era stato eletto in istrumento di un prodigio del Cielo.

 

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