Naufragi del 18 e 20
ottobre 1910
Un
fato avverso sembra sovrasti da qualche tempo a questa amena spiaggia,
arrisa da tanta bellezza di natura, troppo spesso colpendo perfidamente
i nostri buoni e bravi lavoratori del mare, che da esso attendono nella
quotidiana e rude fatica il sudato e conteso pane. Il mare si sveglia di
tratto in tratto, leone ruggente, e squassando l'irta sua criniera,
inghiotte talvolta nell'ira insensata le giovini esistenze, nobili
vittime del lavoro, che nell'infido elemento dettero sin dai primi anni
e la gagliardia della fibra e il non comune coraggio.
Grande e doloroso allora, dopo le ansie delle prime vane ricerche,
s'innalza dalla riva il pianto delle madri orbate, delle inconsolabili
spose e degli orfani derelitti, che non vedranno mai più i loro cari,
tanto repentinamente strappati al loro affetto. Le scene di sublime
disperazione, che non si descrivono, empiono di lutto non solo le povere
case dei colpiti dalla sorte crudele, ma un generale compianto sorge
vero e sentito, nella solidarietà del comune dolore, da tutti quegli
uomini dai volti abbronzati, che in petto albergano un così puro e
gentile sentimento di affetto, da tutte quelle semplici anime di donne
che, nel commiserare l'altrui sciagura, pensano con una stretta al cuore
come possa all'indomani piombar ancora su le loro case la stessa atroce
fatalità. E il cordoglio, che s'estende alla cittadina tutta atterrita,
stringe dolorosamente in un solo pianto tutti i cuori.
Fu
nel decorso anno, il 18 ottobre, che il mare reclamò la sua prima
vittima. Ruggero Occhialini era intento, impostato sul capo di banda, a
fare una legatura al salva pennone, quando per fatalità si ruppe lo
spago o comando nell'atto di tirarlo a sé; ond'egli dovette col perder
dell'equilibrio inevitabilmente cadere in balìa dell'onde. I compagni
furono subito pronti al soccorso; e perché il mare era in bonaccia, si
sarebbe certo potuto salvare, se a lui non fosse mancata ogni cognizione
di nuoto. Così dovette perire a soli 38 anni, lasciando tre figli.
Ma
il mare non fu placato; e la susseguente notte del 20 ottobre volle
ancora nuove vittime; Cesare Meletti di 30 anni, di fresco sposo, e
Augusto Renzoni, di appena 20, erano partiti col loro battello carico
del pesce avuto dalle barche da pesca, cui prestavano servizio, per
recarlo a terra, quando, sorpresi da impetuoso vento, dovettero, dopo
una vana lotta contro i marosi sempre maggiormente incalzanti, cedere
alla violenza della bufera e perdersi nel gorgo fatale, senza che il
mare più restituisse i cadaveri alla pietà degli infelici parenti e
nemmeno il battello.
Sulla
loro epigrafe, sotto le tre fotografie si legge:
Nati a lottare col mare infido
per
procacciarsi una vita grama,
ebbero dal mare in premio la morte;
dei
compagni di lavoro e di pericolo
il
bacio estremo, il palpito fraterno;
della cittadinanza commossa l’eterno rimpianto.
Fano, 6 novembre 1910
Compartimento Marittimo di Rimini
Ufficio di Porto di Fano
L'anno millenovecentodieci addi Diecinove del mese di ottobre
nell'Ufficio suddetto, l'Incaricato di Porto sottoscritto visto il
verbale delle deposizioni fatte al suo approdo in questo Porto dal Capo
Barca autorizzato al Comando, e dall'equipaggio del trabaccolo Gaetano
I°; al N° 819 della Matricola Comp. Marittimo di Rimini e N° 22 Reg.
Provvisorio, Corbelli Andrea, Capo barca che dichiara: che ieri sera
verso le ore 17.45 a venti miglia circa al largo ed all'altezza di
Falconara è caduto in mare e scomparso dal trabaccolo suddetto il
marinaio Occhialini Ruggero di Giovanni e di Montanari Anna nato a Fano
il 26 Luglio 1872 coniugato con Filippetti Cesira ed iscritto al N° 6646
delle matricole della gente di mare del Compartimento Marittimo di
Rimini.
Redatto il presente agli effetti dell'art. 396 del Codice Civile ed in
osservanza al disposto art. 596 del Reg. Maritt.mo 20 Novembre 1879.
L'Incaricato di Porto: Giovanni Grimaldi.
Compartimento Marittimo di Rimini
Ufficio di Porto di Fano
L'anno millenovecentodieci addi 22 ottobre, nell'Ufficio suddetto,
l'Incaricato di Porto sottoscritto, raccolta la dichiarazione consacrata
con verbale stessa data, e rimesso all'Ufficio Circonde di Porto in
Pesaro, col quale i due padroni dei trabaccoli da pesca: Giovanni P. e
Marcello, il primo comandato dal Capo barca Ciavaglia Luigi ed il
secondo dal Capo barca Omiccioli Domenico, i quali mi hanno dichiarato
che un battello di loro proprietà, abitualmente adibito, al trasporto
del pesce fra i trabaccoli stanti in mare sopranunziati ed i magazzini
posti in Città; lo ritenevano perduto con i due uomini che lo montavano
a bordo, stante che la sera del 20 Ottobre, dopo avere verso le ore
16.30 ritirato dai detti trabaccoli, in alto mare, a circa Quaranta
Chilometri dalla costa, ed all'altezza fra Fano e Senigallia, circa 150
Kg. di pesce che dovevano essere rimessi ai magazzini, non raggiunsero
più il porto, nè di loro e del battello se ne seppe più notizia, ed i
sopra mensionati capo barca, non hanno saputo fornire altra indicazione
tranne che ritengono il battello perduto con i due uomini che ne
formavano l'armamento, cioè il Marinaio Meletti Cesare figlio di Attilio
nato nel 1880 domiciliato in Fano, marito di Battistelli Amina, Renzoni
Gustavo pescatore nato a Fano nel 1890 anch'egli domiciliato a Fano
figlio di Luigi e di Primavera Assunta. I detti Capo barca, hanno
dichiarato ritenere che il battello si sia capovolto per un disgraziato
accidente o per falsa manovra della vela, assicurando che dal distacco
dal loro bordo, non erano presi dal vino ecc.
Si
rimette il presente verbale per debito d'Ufficio ed agli effetti
dell'art. 396 del Codice Civile ed in ottemperanza dell'art. 596 del
Reg. Marit. Novembre 1879.
L'Incaricato di Porto: Giovanni Grimaldi.