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Caduti

del mare

 

 

Alcune interpellanze

 ed interrogazioni

parlamentari (complessivamente una decina)

sul mitragliamento

del peschereccio di Grado

"AURORA"

da parte di una motovedetta iugoslava.

 

Atti Parlamentari

Camera dei Deputati

SEDUTA DI VENERDÌ 28 NOVEMBRE 1986

 

PRESIDENTE. L 'ordine del giorno reca lo svolgimento delle seguenti interpellanze:

«I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il ministro degli affari esteri per conoscere, premesso che una motovedetta iugoslava ha sparato nella mattinata del 19 novembre 1986 al peschereccio italiano Aurora immatricolato a Grado, uccidendo un marinaio; considerata l'inaudita gravità del fatto e in particolare dell'uso delle armi in tempo di pace; visto il profondo allarme della popolazione gradese e dei pescatori del Friuli-Venezia Giulia di fronte al ripetersi di simili episodi che possono incrinare i buoni rapporti tra Italia e Iugoslavia confermati singolarmente proprio in questi giorni dalla visita del ministro degli esteri iugoslavo: l'esatto svolgimento del gravissimo episodio e quali passi ha compiuto e intenda compiere per manifestare la ferma protesta nei confronti della Iugoslavia e quali azioni intenda adottare per evitare il ripetersi di simili episodi e per riportare nell'Adriatico una situazione di normalità.

(2-00998)

«REBULLA, COLONI, SILVESTRI»;

20 novembre 1986

 

Reggiani e Scovacricchi, al ministro degli affari esteri, «per sapere, premesso che verso le ore 10,30 del 19 novembre una motovedetta della polizia iugoslava , avvicinatasi a tutta andatura a cinque o sei pescherecci italiani stazionanti al largo di Punta Salvore, apriva il fuoco a pelo d'acqua sulla imbarcazione Aurora la quale non era riuscita ad allontanarsi e colpiva mortalmente il pescatore ventiquattrenne Bruno Zerbin di Grado; quali iniziative intenda prendere per garantire adeguata tutela ai pescatori veneti, troppo di frequente vittime di contestazioni e di sequestri e far sì che i congiunti della giovane vittima di un gesto tanto irresponsabile ottengano adeguata riparazione» (3-03106);

20 novembre 1986

 

L'onorevole Rebulla ha facoltà di svolgere la sua interpellanza n. 2-00998.

LUCIANO REBULLA . Signor Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la nostra interpellanza nasce dal profondo sgomento suscitato dalla notizia che un peschereccio d i Grado era stato mitragliato da una motovedetta iugoslava e che un pescatore aveva perso la vita. Noi non siamo abituati a simili episodi: dal dopoguerra ad oggi abbiamo cercato di costruire un confine di pace e di collaborazione, pur con le difficoltà che comporta il peso della storia e la consapevolezza che dalla frontiera di Gorizia inizia, comunque, un altro sistema politico. Anche nei momenti più bui, ed in situazioni di tensione internazionale, mai si era giunti all'uso delle armi e sempre si era privilegiato il dialogo. Per questo stentiamo a capire perché si spari deliberatamente per uccidere. Ci sembra difficile, infatti, accettare l'idea dell'incidente, che del resto le autorità iugoslave non hanno mai avanzato. Quando si sparano una quarantina di colpi su un peschereccio ad una distanza di quindici metri, ci dobbiamo chiedere perché ciò avvenga e, per la seconda volta, a distanza di un a settimana.

Noi non solleviamo per ora la questione se il peschereccio Aurora fosse o meno in acque italiane; dalle testimonianze sembra che fosse in territorio nazionale, e se la magistratura italiana appurasse ciò ben altra cornice assumerebbe l'episodio . Ma noi, ancora, non solleviamo una tal e questione: noi oggi ci chiediamo perché si sia sparato. Mentre apprezziamo la posizione assunta dal Governo italiano subito dopo il fatto, le risposte della Repubblica iugoslava, di cui siamo a conoscenza, sono del tutto insufficienti. Il primo problema per noi, oggi, non è quello di accelerare il raggiungimento di un accordo sulla pesca. Un accordo sulla pesca è qualcosa di diverso, e non può essere assolutamente messo in relazione con l'uso delle armi. Il problema vero, oggi, è perseguire i colpevoli di questo delitto. Questo ci attendiamo dalla Iugoslavia, questo ci attendiamo che chieda il Governo italiano. Il Governo italiano e le nostre popolazioni hanno più volte manifestato la loro amicizia al popolo iugoslavo. Ogni anno, Gorizia e Nuova Gorizia si incontrano per una marcia della pace. Questo sentimento di amicizia è stato ribadito nell'incontro che ha avuto luogo a Roma tra il nostro ministro degli esteri e quello iugoslavo, proprio alla vigilia del tragico episodio. Noi siamo fortemente interessati a proseguire nella collaborazione, ma non possiamo pensare che tutto torni come prima senza un'adeguata spiegazione e senza un chiarimento che testimoni che l'uso delle armi non è stato dovuto ad ordini impartiti

 

Onorevole Guido Pollice:

(...)

Con questo chiudo, volendo anche noi ricordare l'operaio gradese Bruno Zerbin che è stato colpevole soltanto di voler lavorare e di assicurare un salario alla propria famiglia.

 

 

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