Il Tribunale ha messo fine all’episodio in cui rimase
coinvolto il peschereccio termolese
Naufragio, sentenza rende giustizia
L’incidente risale al 1999 e vide protagonisti 4 marinai
Una sentenza del Tribunale di Larino,
sezione di Termoli, ha finalmente dato soddisfazione a coloro che
furono colpiti 11 anni or sono da un naufragio rovinoso davanti alle
coste molisane, riconoscendo la colpa esclusiva di una motonave
liberiana che aveva affondato un peschereccio della flotta di
Termoli.
La vicenda risale all’11 marzo 1999
quando, appena oltre dodici miglia dalla costa, e quindi in acque
internazionali, la motonave “Sheryn M” battente bandiera caraibica
ed appartenente ad una società armatrice con sede a Beirut,
proveniente da Venezia e diretta a Brindisi, speronò ed affondò il
motopeschereccio termolese “Dionigi Ferrante”, proveniente da destra
ed intento nelle operazioni di pesca. Il peschereccio aveva a bordo
quattro uomini dell’equipaggio, che fortunatamente poterono essere
subito soccorsi dai mezzi della capitaneria di porto e posti in
salvo. Lo scafo e tutta l’attrezzatura, però, furono
irrimediabilmente persi, scomparendo a picco nel mare.
Gli armatori del peschereccio
chiesero subito il sequestro del mercantile libanese nel porto di
Termoli. Esso venne liberato dopo qualche giorno, dopo che i suoi
proprietari avevano provveduto a fornire idonea garanzia per i danni
arrecati tramite un’importante compagnia assicuratrice di Londra.
Iniziò così una lunga e complicata vicenda legale, con il giudizio
penale e quello civile, quest’ultimo solo ora concluso con la
sentenza del Tribunale. La pronuncia ha finalmente chiarito la
verità dei fatti, condannando la società armatrice libanese e la
compagnia assicuratrice londinese ad un risarcimento di circa un
milione di euro. Piena soddisfazione per l’esito è stata espressa
dai difensori degli armatori termolesi, il prof. Giovanni Di
Giandomenico, che li ha assistiti sin dall’inizio insieme con
l’avvocato Ettore Giacobone.
Il professionista, che da molti anni
insegna Diritto della navigazione in varie Università italiane, ha
manifestato la propria convinzione che la vicenda possa chiudersi a
breve, in via definitiva, con il giusto ristoro della grave perdita
subita dagli armatori termolesi. Non ha mancato, però, di
sottolineare come la giustizia italiana sia assolutamente lenta nel
rendere ragione alle vittime di torti altrui, per le lungaggini
delle procedure imposte: e ciò al di là della valenza dei magistrati
impegnati, che con scrupolo e professionalità hanno ben risolto una
complicatissima storia di mare e di sofferenza.
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