IL RECUPERO DEL
M/P ELSA MADRE
UNA COMPLESSA OPERAZIONE
Una complessa operazione di recupero nelle acque antistanti il
litorale di Porto Sant’Elpidio (AP) ha visto impegnati i mezzi
navali del 7° M.R.S.C. Ancona ed i reparti subacquei e mezzi aerei
della guardia costiera, dei Vigili del Fuoco e della Guardia di
Finanza.
Il coordinamento e l’impiego di risorse e personale dalle
specificità così diverse e complementari, nonché l’intervento di una
nave specializzata con personale altamente qualificato per lavori
subacquei ad alta profondità, hanno reso possibile il recupero del
relitto di una unità da pesca e del corpo senza vita di un marittimo
di Civitanova.
Alle ore 23.35 del 14.09.04, alla sala operativa dell’ufficio
circondariale marittimo di Civitanova Marche, perveniva una
richiesta di soccorso lanciata dal motopesca denominato “Bella
Rita”, di 64 tonnellate di stazza lorda, iscritto nei Registri Navi
Minori e Galleggianti di Manfredonia, che circa una mezz’ora prima,
a circa 13,5 miglia al largo del litorale di Porto Sant’Elpidio
(AP), era entrato in collisione con il peschereccio di Civitanova
Marche “Elsa Madre”, di 41,76 tonnellate, causandone l’immediato
affondamento.
Tre dei quattro membri dell’equipaggio dell’Elsa Madre
venivano tratti in salvo, nell’immediatezza, dal personale di bordo
del “Bella Rita”, risultando invece disperso il quarto marittimo, un
sessantaseienne di Civitanova Marche, armatore dell’unità da pesca.
Iniziavano immediatamente le operazioni di ricerca del disperso con
impiego delle motovedette CP 538, CP 843, CP 2045 e CP 839
(designata O.S.C.) del 7° M.R.S.C. Ancona che assumeva la direzione
delle operazioni e procedeva a richiedere, per il giorno successivo,
l’intervento dei mezzi del 3° Nucleo aereo guardia costiera di
Pescara. Dato l’esito negativo delle ricerche compiute nella notte,
alle prime luci dell’alba del 15.09.04 il velivolo ATR 42 “Manta”
10-02 si alzava in volo dall’aeroporto di Pescara ed iniziava la
ricognizione aerea, mentre mezzi navali del 7° M.R.S.C. Ancona
continuavano, alternandosi, nella ricerca di superficie che veniva
effettuata per rotte parallele sotto la direzione della CP 272.
Nella stessa mattinata interveniva inoltre il personale del 1°
Nucleo sub della guardia costiera di San Benedetto del Tronto che,
mediante l’impiego del “Remote Operative Veicle” (R.O.V.) in
dotazione, riusciva a rintracciare il presunto punto di affondamento
dell’Elsa Madre grazie all’individuazione dei cavi della rete a
strascico dell’unità in corrispondenza di un fondale di 64 metri;
non era però possibile stabilire un contatto visivo con il relitto
per la profondità, la corrente e soprattutto per la scarsa
visibilità presente in zona che ostacolava l’operatività dello
strumento impiegato.
Nel frattempo il Comando generale del Corpo delle capitanerie di
porto disponeva il rafforzamento della ricerca aerea mediante il
trasferimento in zona del velivolo P166-ORCA 8-07 del 2° Nucleo
Aereo di Catania che rilevava il mezzo aereo ad ala rotante VOLPE 80
del Nucleo Elicotteri Guardia di Finanza di Pescara, nel contempo
intervenuto. Le ricerche proseguivano per tutta la giornata del 15
settembre; il mattino del 16 riprendevano anche le ispezioni
subacquee a cura del nucleo sub dei Vigili del Fuoco di Ancona,
precedentemente sospese per il peggioramento della visibilità, che
questa volta permettevano l’individuazione del relitto.
La profondità accertata non consentiva però l’immersione di
operatori subacquei con attrezzature ad aria, eccedendo i limiti
operativi sia del nucleo della guardia costiera che dei Vigili del
Fuoco. Il gap operativo delineato rendeva pertanto necessario il
ricorso a soluzioni diverse, occorrendo risorse ed attrezzature
tecniche specializzate in grado di operare a quasi 70 metri di
profondità. Tali risorse venivano individuate nel pontone “MICOPERI
30” della Micoperi S.r.l. di Ravenna che stava operando non lontano
dalla zona del sinistro per conto dell’INAGIP (società partecipata
dall’ENI per lo sfruttamento delle risorse di gas in territorio
croato) che veniva dirottato sul luogo delle ricerche.
Il Micoperi 30, i due supply vessel ed il rimorchiatore in appoggio,
giunti in zona, iniziavano la posa del campo boe per l’ormeggio ed
il posizionamento operativo del pontone.
Terminate le operazioni preliminari, il giorno 18 settembre iniziava
la fase ispettiva effettuata con veicolo filoguidato (R.O.V.) e
successivamente mediante l’immersione di operatori subacquei.
Il Micoperi 30 è infatti unità dotata di camera iperbarica e
“campana” che consente l’immersione “in saturazione” con l’utilizzo
di miscele con elio. I sommozzatori, sempre alloggiati in camera
iperbarica per l’occasione tarata ad otto atmosfere assolute, si
sono alternati in squadre di due persone operando per otto ore
consecutive sul relitto che raggiungevano mediante la citata
“campana”, rientrando poi, alla fine di ogni turno, in camera
iperbarica a bordo della nave.
L’alternarsi di tre squadre ha così consentito una attività in
immersione continua nell’arco delle 24 ore. Gli spostamenti ed il
lavoro in profondità venivano inoltre continuamente monitorati e
seguiti dal personale specializzato della centrale operativa sita a
bordo del Micoperi 30, in continuo contatto audio e visivo sia con
l’operatore in azione che con quello che - all’interno della campana
- rimaneva equipaggiato ed in assetto, pronto ad intervenire in caso
di necessità per assistenza.
La prima immersione veniva finalizzata alla verifica delle
condizioni e della posizione del relitto.
Le operazioni erano rese difficoltose per la presenza negli ultimi
10/15 metri dal fondo di densa sospensione che riduceva notevolmente
la visibilità. Il relitto dell’Elsa Madre si presentava con
la chiglia poggiata sul fondo, in posizione pressoché dritta e la
prua già visibilmente sprofondata nella melma. Alle ore 22.45 del
giorno 18 settembre veniva avvistato, all’interno della cabina di
comando del peschereccio, il corpo senza vita del marittimo
disperso.
Effettuata una ricognizione completa dello scafo, veniva verificata
la consistenza della falla apertasi sul fianco sinistro a poppavia a
seguito della collisione con il motopesca “Bella Rita”. Lo squarcio
si presentava molto ampio e profondo, aggravando le difficoltà
tecniche del recupero per la probabile riduzione di resistenza
longitudinale dello scafo. Gli operatori subacquei del Micoperi
proseguivano pertanto sorbonando il fondale sotto la chiglia in modo
da consentire il passaggio di una sonda attraverso lo strato melmoso
con cime di nylon in grado di fungere da “messaggera” per le braghe
di sollevamento da 200 tonnellate successivamente posizionate.
Iniziata la trazione con le attrezzature di recupero di bordo, alle
ore 02.40 del 20 settembre il relitto affiorava in superficie.
Veniva mantenuta una posizione di parziale immersione in modo da
sfruttare la spinta idrodinamica e scongiurare il collasso
strutturale dello scafo. Con la plancia e parte del ponte principale
in superficie, con l’assistenza della motovedetta della guardia
costiera CP 538, gli uomini della squadra dei Vigili del Fuoco di
Civitanova Marche, che si trovavano già a bordo del Micoperi,
procedevano quindi, considerate le condizioni di instabilità del
relitto, al recupero della salma del marittimo dalla plancia che
veniva successivamente tradotta - a cura della motovedetta CP 538 –
in porto a Civitanova Marche.
Alle ore 09.00 del 20 settembre il relitto dell’Elsa Madre veniva
infine abbandonato sul fondo per insorti problemi tecnici la cui
soluzione si prospettava oltremodo onerosa e rischiosa.
Le operazioni di
recupero si rivelavano preziose perché consentivano di osservare e
rispettare aspetti umanitari facilmente intuibili e permettevano
inoltre di raccogliere elementi utili ad assicurare fonti di prova
importanti nell’ambito delle indagini successivamente svolte sotto
la direzione dell’Autorità Giudiziaria competente.