"Erano da poco
passate le ore 16,00, il vento da ponente soffiava con notevole
violenza fin dalla mattina e andava sempre più aumentando. Il mare
improvvisamente divenne burrascoso e i famigliari dei pescatori,
come sempre avveniva in queste circostanze, preoccupati per la sorte
dei loro cari, accorsero chi sul porto e chi sulla spiaggia.
Diverse
imbarcazioni avevano già fatto rientro nel porto. Erano passate le
17.00 ed ecco spuntare con fatica fra le onde sempre più alte, il
motopeschereccio "Rosa" che cercava di porsi lentamente in salvo
guadagnando l'ingresso del porto. L'imbarcazione, per un'avaria
occorsa mentre si metteva in adagio il motore, era ormai
ingovernabile e proprio mentre stava per rientrare in porto venne
travolta da un’enorme onda che trascinò in acqua i marinai Di Donato
Attilio, Dell'Ovo Alfonso e D'Angelo Gennaro che comunque riuscirono
a mettersi in salvo con enorme fatica. Sul peschereccio ormai
totalmente in balia del mare, erano rimasti Nazionale Raffaele e il
figlio Orlando.
Vista la
violenza delle onde e la vicinanza degli scogli Raffaele urlò al
figlio di non buttarsi ma di legarsi ad una cima, ma una nuova
eccezionale ondata travolse il peschereccio inghiottendolo in mare.
Passata l'ondata riemersero le figure di Orlando e Raffaele. Il
primo fu trascinato dalla corrente tra gli scogli, e ferito riuscì a
tirarsi fuori con l'aiuto degli altri pescatori. Raffaele cercava di
aggrapparsi faticosamente alla rete di un trabocco fatta scendere
appositamente per dargli una presa, ma stremato non riuscì ad
afferrarla perché il mare lo risucchiava.
Fra la piccola
folla che assisteva a queste fasi drammatiche cresceva la
preoccupazione che divenne ben presto uno stato di ansia, di orgasmo
collettivo, allorché si avvertiva che Raffaele era oramai prossimo
ad essere sopraffatto dai flutti, davanti ai loro occhi impotenti.
Tra gli astanti vi era un giovane di 24 anni, Ulderico Baldasserini,
palombaro di professione e provetto nuotatore, e verso di lui si
indirizzavano gli sguardi delle altre persone attonite che però non
riuscivano ad esplicitare l'invito ad intervenire date le condizioni
proibitive del mare. Fu un momento, in pochi istanti il giovane si
rese conto che era l'unico che in quella situazione poteva avere
qualche possibilità, non solo di aiutare Raffaele, ma di evitare di
affogare lui stesso, per cui nonostante la mancanza di mezzi e la
violenza del mare, si tolse i vestiti e si tuffò in acqua.
Passarono dei
minuti interminabili: Ulderico raggiunse Raffaele, ma subito dopo lo
riperse, poi ancora lo riprese mentre lottava contro i flutti per
raggiungere la riva. Finalmente lo sforzo di Ulderico fu premiato e
riuscì a portare il naufrago a riva. L'unico mezzo di trasporto
disponibile per raggiungere l'ospedale era un piccolo camion
scoperto, non proprio idoneo visto che il naufrago era infreddolito
e la temperatura esterna era molto bassa. In mancanza di altro il
povero Raffaele fu adagiato sul camioncino, ma durante il tragitto
esalò l'ultimo respiro, vinto dalla fatica e dal freddo.
Il
motopeschereccio Rosa aveva una stazza di trenta tonnellate, con un
motore di 90 CV."