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"Rosa di Anzio"

Quel drammatico 21 marzo 1951

(Racconto di Orlando Nazionale, uno dei sopravvissuti , in "Giulianova: il mare, il porto,   la marineria" di Alessandro Brandimarte - Paper's World Teramo - 2009)

 

 

"Erano da poco passate le ore 16,00, il vento da ponente soffiava con notevole violenza fin dalla mattina e andava sempre più aumentando. Il mare improvvisamente divenne burrascoso e i famigliari dei pescatori, come sempre avveniva in queste circostanze, preoccupati per la sorte dei loro cari, accorsero chi sul porto e chi sulla spiaggia.

Diverse imbarcazioni avevano già fatto rientro nel porto. Erano passate le 17.00 ed ecco spuntare con fatica fra le onde sempre più alte, il motopeschereccio "Rosa" che cercava di porsi lentamente in salvo guadagnando l'ingresso del porto. L'imbarcazione, per un'avaria occorsa mentre si metteva in adagio il motore, era ormai ingovernabile e proprio mentre stava per rientrare in porto venne travolta da un’enorme onda che trascinò in acqua i marinai Di Donato Attilio, Dell'Ovo Alfonso e D'Angelo Gennaro che comunque riuscirono a mettersi in salvo con enorme fatica. Sul peschereccio ormai totalmente in balia del mare, erano rimasti Nazionale Raffaele e il figlio Orlando.

Vista la violenza delle onde e la vicinanza degli scogli Raffaele urlò al figlio di non but­tarsi ma di legarsi ad una cima, ma una nuova eccezionale ondata travolse il peschereccio inghiottendolo in mare. Passata l'ondata riemersero le figure di Orlando e Raffaele. Il primo fu trascinato dalla corrente tra gli scogli, e ferito riuscì a tirarsi fuori con l'aiuto degli altri pescatori. Raffaele cercava di aggrapparsi faticosamente alla rete di un trabocco fatta scendere appositamente per dargli una presa, ma stremato non riuscì ad afferrarla perché il mare lo risucchiava.

Fra la piccola folla che assisteva a queste fasi drammatiche cresceva la preoccupazione che divenne ben presto uno stato di ansia, di orgasmo collettivo, allorché si avvertiva che Raffaele era oramai prossimo ad essere sopraffatto dai flutti, davanti ai loro occhi impotenti. Tra gli astanti vi era un giovane di 24 anni, Ulderico Baldasserini, palombaro di professione e provetto nuotatore, e verso di lui si indirizzavano gli sguardi delle altre persone attonite che però non riuscivano ad esplicitare l'invito ad intervenire date le condizioni proibitive del mare. Fu un momento, in pochi istanti il giovane si rese conto che era l'unico che in quella situazione poteva avere qualche possibilità, non solo di aiutare Raffaele, ma di evitare di affogare lui stesso, per cui nonostante la mancanza di mezzi e la violenza del mare, si tolse i vestiti e si tuffò in acqua.

Passarono dei minuti interminabili: Ulderico raggiunse Raffaele, ma subito dopo lo riperse, poi ancora lo riprese mentre lottava contro i flutti per raggiungere la riva. Finalmente lo sforzo di Ulderico fu premiato e riuscì a portare il naufrago a riva. L'unico mezzo di trasporto disponibile per raggiungere l'ospedale era un piccolo camion scoperto, non proprio idoneo visto che il naufrago era infreddolito e la temperatura esterna era molto bassa. In mancanza di altro il povero Raffaele fu adagiato sul camioncino, ma durante il tragitto esalò l'ultimo respiro, vinto dalla fatica e dal freddo.

Il motopeschereccio Rosa aveva una stazza di trenta tonnellate, con un motore di 90 CV."

 

 

 

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