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Alle porte di Canzano (Teramo), in località Perdòno, a m.452
s.l.m. è la piccola Chiesa del Perdono. L’edificio originario risale
al 1480, eretto in segno di devozione nei confronti della Madonna, detta poi
Madonna dell’Alno, che il 18 maggio di
quell’anno si sarebbe manifestata luminosa sopra un vicino ontano (alno) al
contadino Floro mentre questi era intento a lavorare nei campi. Venne poi
ricostruita nel 1937 e successivamente, alla fine degli anni Cinquanta del
secolo scorso, ristrutturata. Il semplice edificio ha copertura a capanna e
sulla sua facciata anteriore si apre un portale ad architrave piano
sormontato da timpano. Ai lati del portale sono due strette finestre con
arco a tutto sesto sormontate ciascuna da una finestra rotonda (oculo).
Sulla sommità del tetto, in corrispondenza della facciata, si alza un
campanile a vela in struttura metallica per due piccole campane. Nel 2009
alla costruzione è stata aggiunta una voluminosa ed ingombrante tettoia in
legno che, pur consentendo la fruizione degli spazi circostanti, ha
completamente stravolto la semplicità, la naturalezza e la misticità del
luogo. L’interno, costituito da un’unica piccola aula, è abbellito da un
altare in legno intagliato in cui è incastonato un dipinto che raffigura la
scena dell’apparizione della Madonna al contadino Floro. Dal luogo in cui
sorge la chiesetta è visibile, sul colle, la chiesa parrocchiale intitolata
alla Madonna dell'Alno, a cui è idealmente congiunta da un percorso pedonale
scandito da due piccole cappelle, erette nei luoghi della seconda e terza
apparizione della Madonna. All’interno di ciascuna di esse è un altarino con
la riproduzione del dipinto raffigurante la sacra apparizione.
Per arrivarci da Teramo (vedi
mappa):
tramite la S.S.80 o la superstrada Teramo-mare si arriva fino a
S. Nicolò a Tordino; raggiunto il centro
abitato si gira a destra seguendo la segnaletica per Canzano, dove si arriva
dopo aver percorso circa 18 Km. Prima di entrare nel centro abitato si
svolta a destra seguendo l’indicazione Perdono.



Foto e testi di Francesco Mosca
(2018)
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