Drammatico scontro al largo di Rimini fra due pescherecci: il colpo ha
aperto un enorme squarcio. Il racconto del capitano dell'imbarcazione
colpita:
"Salvati da un colpo di timone"
Tragedia
sfiorata di un soffio,
l’altra notte al largo di Rimini, dove due pescherecci sono
entrati in collisione. Momenti di terrore sul ‘Bermuda’,
un’imbarcazione di Cesenatico, a cui il colpo ha aperto uno squarcio a
prora che ha rischiato di fare affondare la barca. Il peggio è stato
evitato grazie alla prontezza di riflessi del comandante che, dice,
"abbiamo visto la morte in faccia" e all’intervento immediato della
motovedetta della Capitaneria di Porto di Rimini, dei vigili del fuoco,
insieme ad altri due pescherecci riminesi che si trovavano poco distanti
da luogo del disastro.
L’allarme alla Capitaneria è arrivato pochi minuti dopo
le 6.
A lanciarlo, due pescherecci riminesi, l’‘Azzurra’ e l’‘Orion’ che erano
corsi in soccorso del ‘Bermuda’ che stava affondando a circa 11 miglia a
Nord Est del porto di Rimini. La motovedetta Cp 842, specializzata in
soccorsi in mare, e i vigili del fuoco (imbarcati da una seconda
motovedetta) sono partiti subito, ma quando sono arrivati hanno trovato
una situazione molto più drammatica di quella descritta inizialmente.
Mentre uno dei due pescherecci coinvolti, il ‘Rossella II’, riminese,
una pesante imbarcazione di 30 metri, non correva alcun pericolo, il
‘Bermuda’, appena la metà e in legno, stava affondando, a causa del
grosso squarcio aperto a prora.
I
militari della Guardia costiera e i vigili del fuoco sono saliti a bordo per
mettere in salvo i due uomini di equipaggio, spaventati a morte ma
illesi, e svuotare con le pompe la barca ormai piena d’acqua. Superati i
momenti più difficili, il ‘Bermuda’ è stato affiancato dagli altri due
pescherecci che utilizzando grosse cime, sono riusciti tra mille
difficoltà a trascinare la barca a marcia indietro fino al porto.
"Abbiamo visto la morte in faccia.
Quella grossa imbarcazione ci veniva addosso e noi ci sentivamo
impotenti. Siamo scampati per miracolo, riuscendo in una manovra in
extremis per evitare il peggio". Ancora sconvolto, William Piscaglia,
comandante del ‘Bermuda’, ripercorre quegli attimi di terrore, in cui
davvero ha creduto che fosse arrivata la fine. Erano circa le 4,30,
dice, lui e il marinaio tunisino stavano pescando a strascico al largo
di Rimini. L’ultima calata, prima di rientrare. E’ stato allora che ha
visto, a circa un miglio, il ‘Rossella II’.
"Stava
proseguendo in un’altra direzione,
mantenendola ci sarebbe passato a poppa". Tranquillo, era sceso in
cabina. E lì, all’improvviso, ha visto riflessi sui vetri dei grossi
fari. Capisce cosa sta succedendo, ma il terrore non gli impedisce di
afferrare il timone e tirarlo con tutta la forza che ha, nel tentativo
di virare di bordo. "A pochi metri dall’impatto — racconta — siamo
riusciti a spostare il ‘Bermuda’ quanto bastava per evitare un
devastante e probabilmente mortale scontro a metà barca che ci avrebbe
distrutti. Siamo stati colpiti a prua, che praticamente ora non esiste
più. La botta è stata tremenda, la cabina è completamente scoperchiata,
le apparecchiature, le antenne, il radar e tutte le strumentazioni della
sovra coperta sono finite in mare. Imbarcavamo acqua, ma eravamo salvi.
E’ un’esperienza che non auguro a nessuno".