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Caduti

del mare

 

 

20 aprile 2007

 

RIMINI

TRAGEDIA SFIORATA

Il comandante del peschereccio:
"Abbiamo visto la morte in faccia"

 

 

 

Lo squarcio nella prua del Bermuda dopo la collisione in mare.

 

 

Drammatico scontro al largo di Rimini fra due pescherecci: il colpo ha aperto un enorme squarcio. Il racconto del capitano dell'imbarcazione colpita:

"Salvati da un colpo di timone"

 

 

Tragedia sfiorata di un soffio, l’altra notte al largo di Rimini, dove due pescherecci sono entrati in collisione. Momenti di terrore sul ‘Bermuda’, un’imbarcazione di Cesenatico, a cui il colpo ha aperto uno squarcio a prora che ha rischiato di fare affondare la barca. Il peggio è stato evitato grazie alla prontezza di riflessi del comandante che, dice, "abbiamo visto la morte in faccia" e all’intervento immediato della motovedetta della Capitaneria di Porto di Rimini, dei vigili del fuoco, insieme ad altri due pescherecci riminesi che si trovavano poco distanti da luogo del disastro.

 

L’allarme alla Capitaneria è arrivato pochi minuti dopo le 6.  A lanciarlo, due pescherecci riminesi, l’‘Azzurra’ e l’‘Orion’ che erano corsi in soccorso del ‘Bermuda’ che stava affondando a circa 11 miglia a Nord Est del porto di Rimini. La motovedetta Cp 842, specializzata in soccorsi in mare, e i vigili del fuoco (imbarcati da una seconda motovedetta) sono partiti subito, ma quando sono arrivati hanno trovato una situazione molto più drammatica di quella descritta inizialmente. Mentre uno dei due pescherecci coinvolti, il ‘Rossella II’, riminese, una pesante imbarcazione di 30 metri, non correva alcun pericolo, il ‘Bermuda’, appena la metà e in legno, stava affondando, a causa del grosso squarcio aperto a prora.

 

I militari della Guardia costiera e i vigili del fuoco sono saliti a bordo per mettere in salvo i due uomini di equipaggio, spaventati a morte ma illesi, e svuotare con le pompe la barca ormai piena d’acqua. Superati i momenti più difficili, il ‘Bermuda’ è stato affiancato dagli altri due pescherecci che utilizzando grosse cime, sono riusciti tra mille difficoltà a trascinare la barca a marcia indietro fino al porto. 

 

"Abbiamo visto la morte in faccia. Quella grossa imbarcazione ci veniva addosso e noi ci sentivamo impotenti. Siamo scampati per miracolo, riuscendo in una manovra in extremis per evitare il peggio". Ancora sconvolto, William Piscaglia, comandante del ‘Bermuda’, ripercorre quegli attimi di terrore, in cui davvero ha creduto che fosse arrivata la fine. Erano circa le 4,30, dice, lui e il marinaio tunisino stavano pescando a strascico al largo di Rimini. L’ultima calata, prima di rientrare. E’ stato allora che ha visto, a circa un miglio, il ‘Rossella II’.

 

 

"Stava proseguendo in un’altra direzione, mantenendola ci sarebbe passato a poppa". Tranquillo, era sceso in cabina. E lì, all’improvviso, ha visto riflessi sui vetri dei grossi fari. Capisce cosa sta succedendo, ma il terrore non gli impedisce di afferrare il timone e tirarlo con tutta la forza che ha, nel tentativo di virare di bordo. "A pochi metri dall’impatto — racconta — siamo riusciti a spostare il ‘Bermuda’ quanto bastava per evitare un devastante e probabilmente mortale scontro a metà barca che ci avrebbe distrutti. Siamo stati colpiti a prua, che praticamente ora non esiste più. La botta è stata tremenda, la cabina è completamente scoperchiata, le apparecchiature, le antenne, il radar e tutte le strumentazioni della sovra coperta sono finite in mare. Imbarcavamo acqua, ma eravamo salvi. E’ un’esperienza che non auguro a nessuno".

 

 

 

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