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Caduti

del mare

 

 

17 agosto 2009

da

- redazione -

 

 

A Villanova è stato uno speronamento


 

Brindisi – E’ stata la collisione con un peschereccio di 32 metri salpato da Molfetta, in provincia di Bari, ad aver causato giovedì notte l’affondamento di un’imbarcazione di undici metri, a circa dieci miglia dalle coste di Villanova, frazione di Ostuni. Un incidente non tramutatosi in tragedia solo grazie al tempestivo intervento dei cinque membri dell’equipaggio del grosso natante “Europa ML 1099”, i quali hanno tratto in salvo gli unici due passeggeri della piccola imbarcazione – due trentenni residenti a Bologna ma originari di Lecce e Latina – poco prima che questa sparisse sotto il pelo dell’acqua.“E’andata giù in due, forse tre minuti. Noi issavamo a bordo con le cime i due ragazzi, e la barca colava a picco”.

A parlare è il fratello del capitano del peschereccio, Pietro Di Scipio, originario come il resto della “ciurma” del Comune di Mola di Bari. Dopo aver tratto in salvo la coppia di naufraghi e aver offerto loro assistenza, vivande e vestiti asciutti, li hanno accompagnati fin nel porto del Brindisi, dove sono stati accolti dai militari della Capitaneria di porto. E lì, attraccati alla banchina del lungomare, ci sono rimasti tutta la notte, fino a ieri sera, per essere ascoltati dagli investigatori su quanto accaduto, e per permettere ai tecnici di effettuare tutti gli accertamenti necessari a consentire al peschereccio di riprendere il largo senza ulteriori rischi. Ma sono più che tranquilli: “Ora delle conseguenze che ci possono essere non ci preoccupiamo più di tanto – dice Di Scipio –. Ci interessa solo che loro stiano bene e che nessuno si sia fatto male. Inoltre mio fratello è stato ascoltato per alcune ore in Capitaneria solo per i dovuti accertamenti. Sanno che noi abbiamo agito secondo le regole perché così abbiamo sempre lavorato. Eravamo sulla nostra rotta, avevamo tutte le luci di segnalazione accese. Mentre loro no, nemmeno una”.E sarebbe stata proprio questa mancanza, ad aver causato la collisione. Uno schianto di cui il peschereccio reca ancora visibili i segni a prua, e che per puro miracolo non ha causato danni anche al suo scafo, con tutte le possibili conseguenze del caso.

“Erano circa le undici – ricorda Di Scipio – e io ero giù nella stiva per alcuni ai controlli a motori. Non c’è stato nessun preavviso, ho solo sentito tutto ad un tratto una tremenda botta e la barca rallentare. Quando sono salito sul ponte, ho visto che tutti andavano a prua”. E da prua, hanno visto per la prima volta la barca collisa. “Era un piccolo natante di undici metri. Sopra c’erano due persone che ci chiedevano aiuto perché l’acqua stava entrando rapidamente. Non avevano salvagente, nulla. E con quel buio non riuscivamo nemmeno a vederli. Abbiamo chiesto se fosse presente altra gente a bordo, e ci hanno risposto di no. A quel punto abbiamo preso due cime, le abbiamo lanciate verso di loro e gli abbiamo gridato di attaccarsi. Di non fare altro, perchè li avremmo issati noi a bordo. Se fossero caduti non avremmo avuto modo di ritrovarli”. Il tutto si verifica in un arco di tempo ridottissimo, ma interminabile allo stesso tempo. “Dalla collisione al momento del recupero saranno passati al massimo cinque minuti non di più. Io stesso mi sono sorpreso della rapidità con cui i miei colleghi hanno bloccato il peschereccio e cambiato marcia un istante dopo l’impatto”.

Nello stesso arco di tempo, il piccolo natante bianco e azzurro, battezzato “Foxy lady”, è colato a picco. “E’stata impressionante la rapidità con cui è affondata – commenta ancora incredulo Di Scipio –. Abbiamo solo avuto il tempo di tirarli su prima che la barca sparisse del tutto”.Una volta a bordo, i due sono stati accolti e soccorsi con tutte le cure del caso, mentre via radio era già stata inviata la richiesta di soccorso alla Capitaneria di porto di Brindisi. “Erano entrambi scioccati per quello che era accaduto. Ma non erano arrabbiati con noi. Sapevano che non è stata nostra colpa per quanto accaduto. E anzi ci hanno ringraziato continuamente. A tutti e due abbiamo offerto qualcosa di caldo da bere e vestiti asciutti. Erano infreddoliti, ma fisicamente stavano bene”.

Tanto bene che all’arrivo delle due motovedette partite da Brindisi, hanno preferito restare a bordo del peschereccio.

Quando il peschereccio ha attraccato sulla banchina, i due “naufraghi” sono stati condotti in capitaneria, dove hanno trascorso la notte e dove sono stati identificati. Si tratta di Salvatore Vincenzo Valente, 35anni, originario di Galatina (nel leccese) ma residente da anni a Bologna, e Francesco Corrente, di quattro anni più vecchio, nato a Formia ma anch’egli residente nel capoluogo emiliano. Ai soccorritori hanno riferito di essere partiti poche ore prima da Bari, e di essere diretti a Otranto dove, salvo imprevisti, avrebbero trascorso il Ferragosto.

 

 

 

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