A
Villanova è stato uno speronamento
Brindisi – E’
stata la collisione con un peschereccio di 32 metri salpato da
Molfetta, in provincia di Bari, ad aver causato giovedì notte
l’affondamento di un’imbarcazione di undici metri, a circa dieci
miglia dalle coste di Villanova, frazione di Ostuni. Un incidente
non tramutatosi in tragedia solo grazie al tempestivo intervento dei
cinque membri dell’equipaggio del grosso natante “Europa ML 1099”, i
quali hanno tratto in salvo gli unici due passeggeri della piccola
imbarcazione – due trentenni residenti a Bologna ma originari di
Lecce e Latina – poco prima che questa sparisse sotto il pelo
dell’acqua.“E’andata giù in due, forse tre minuti. Noi issavamo a
bordo con le cime i due ragazzi, e la barca colava a picco”.
A
parlare è il fratello del capitano del peschereccio, Pietro Di
Scipio, originario come il resto della “ciurma” del Comune di Mola
di Bari. Dopo aver tratto in salvo la coppia di naufraghi e aver
offerto loro assistenza, vivande e vestiti asciutti, li hanno
accompagnati fin nel porto del Brindisi, dove sono stati accolti dai
militari della Capitaneria di porto. E lì, attraccati alla banchina
del lungomare, ci sono rimasti tutta la notte, fino a ieri sera, per
essere ascoltati dagli investigatori su quanto accaduto, e per
permettere ai tecnici di effettuare tutti gli accertamenti necessari
a consentire al peschereccio di riprendere il largo senza ulteriori
rischi. Ma sono più che tranquilli: “Ora delle conseguenze che ci
possono essere non ci preoccupiamo più di tanto – dice Di Scipio –.
Ci interessa solo che loro stiano bene e che nessuno si sia fatto
male. Inoltre mio fratello è stato ascoltato per alcune ore in
Capitaneria solo per i dovuti accertamenti. Sanno che noi abbiamo
agito secondo le regole perché così abbiamo sempre lavorato. Eravamo
sulla nostra rotta, avevamo tutte le luci di segnalazione accese.
Mentre loro no, nemmeno una”.E sarebbe stata proprio questa
mancanza, ad aver causato la collisione. Uno schianto di cui il
peschereccio reca ancora visibili i segni a prua, e che per puro
miracolo non ha causato danni anche al suo scafo, con tutte le
possibili conseguenze del caso.
“Erano circa le undici – ricorda Di Scipio – e io ero giù nella
stiva per alcuni ai controlli a motori. Non c’è stato nessun
preavviso, ho solo sentito tutto ad un tratto una tremenda botta e
la barca rallentare. Quando sono salito sul ponte, ho visto che
tutti andavano a prua”. E da prua, hanno visto per la prima volta la
barca collisa. “Era un piccolo natante di undici metri. Sopra
c’erano due persone che ci chiedevano aiuto perché l’acqua stava
entrando rapidamente. Non avevano salvagente, nulla. E con quel buio
non riuscivamo nemmeno a vederli. Abbiamo chiesto se fosse presente
altra gente a bordo, e ci hanno risposto di no. A quel punto abbiamo
preso due cime, le abbiamo lanciate verso di loro e gli abbiamo
gridato di attaccarsi. Di non fare altro, perchè li avremmo issati
noi a bordo. Se fossero caduti non avremmo avuto modo di
ritrovarli”. Il tutto si verifica in un arco di tempo ridottissimo,
ma interminabile allo stesso tempo. “Dalla collisione al momento del
recupero saranno passati al massimo cinque minuti non di più. Io
stesso mi sono sorpreso della rapidità con cui i miei colleghi hanno
bloccato il peschereccio e cambiato marcia un istante dopo
l’impatto”.
Nello stesso arco di tempo, il piccolo natante bianco e azzurro,
battezzato “Foxy lady”, è colato a picco. “E’stata impressionante la
rapidità con cui è affondata – commenta ancora incredulo Di Scipio
–. Abbiamo solo avuto il tempo di tirarli su prima che la barca
sparisse del tutto”.Una volta a bordo, i due sono stati accolti e
soccorsi con tutte le cure del caso, mentre via radio era già stata
inviata la richiesta di soccorso alla Capitaneria di porto di
Brindisi. “Erano entrambi scioccati per quello che era accaduto. Ma
non erano arrabbiati con noi. Sapevano che non è stata nostra colpa
per quanto accaduto. E anzi ci hanno ringraziato continuamente. A
tutti e due abbiamo offerto qualcosa di caldo da bere e vestiti
asciutti. Erano infreddoliti, ma fisicamente stavano bene”.
Tanto bene che all’arrivo delle due motovedette partite da Brindisi,
hanno preferito restare a bordo del peschereccio.
Quando il peschereccio ha attraccato sulla banchina, i due
“naufraghi” sono stati condotti in capitaneria, dove hanno trascorso
la notte e dove sono stati identificati. Si tratta di Salvatore
Vincenzo Valente, 35anni, originario di Galatina (nel leccese) ma
residente da anni a Bologna, e Francesco Corrente, di quattro anni
più vecchio, nato a Formia ma anch’egli residente nel capoluogo
emiliano. Ai soccorritori hanno riferito di essere partiti poche ore
prima da Bari, e di essere diretti a Otranto dove, salvo imprevisti,
avrebbero trascorso il Ferragosto.