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Caduti

del mare

 

 

L’INESTRICABILE

 “GIALLO”

DELLA “HEDIA

 

Atti Parlamentari

Camera dei Deputati

III LEGISLATURA

– DISCUSSIONI -

SEDUTA DEL 12 NOVEMBRE 1962

 

RISPOSTE SCRITTE AD INTERROGAZIONI

 

ARMOSINO: Sulla sorte del mercantile Hedia. (25900)

ARMOSINO.- Ai Ministri della Marina Mercantile e degli affari esteri. --- Per sapere se risultino vere o meno le notizie recentemente pubblicate dalla stampa circa la sorte della nave mercantile Hedia e, se vere, che cosa intendano fare per liberare dalla misteriosa prigionia l'equipaggio delle nave costituito in massima parte da cittadini italiani. (25900).

RISPOSTA. --- La motonave Hedia (ex Milly) battente bandiera della repubblica di Liberia, costruita in Inghilterra nell'anno 1915, era partita da Casablanca il 10 marzo 1962 al comando del padrone marittimo Agostinelli Federico, con un carico di fosfati, ed era attesa a Venezia il giorno 18 o 19 dello stesso mese.

Il 14 marzo il comandante dell'unità segnalava a mezzo radio di trovarsi all' altezza dell'isola di La Galite e che, a causa delle avverse condizioni atmosferiche, era intenzionato a passare a sud della Sicilia, anziché a Nord. La capitaneria di porto di Venezia interessava quindi le capitanerie della Sicilia meridionale, dello Ionio e del basso Adriatico perché comunicassero notizie circa un eventuale approdo della nave in quei porti.

Il mattino del 20 marzo, non essendo pervenute notizie della nave, la capitaneria di porto di Venezia metteva in moto il disposi­tivo nazionale delle ricerche, segnalando la situazione al Ministero della marina mercantile, al comando in capo del dipartimento marittimo dell'Adriatico e al comando marina di Venezia. In data 26 marzo la capitaneria di Porto Empedocle informava che il 19 marzo i motopescherecci italiani Iolandina e Leda avevano rinvenuto a circa 6 miglia dal Capo Grecale dell'isola di Lampedusa, due salvagenti anulari con la scritta Hedia-Monrovia, una cintura di salvataggio con la scritta Milly Monrovia e un tavolone di boccaporto. Successivamente il motopeschereccio italiano Ivonne aveva recuperato, in latitudine 35° 37' nord e longitudine 12° 30' est, un altro tavolame di boccaporto con macchie di nafta e olio. I capitani delle summenzionate unità da pesca denunziarono il ritrovamento dei materiali suddetti il 25 marzo all'ufficio marittimo di Lampedusa. In tale occasione essi dichiararono di presumere che tali materiali avrebbero potuto essere stati trasportati nel luogo di ritrovamento dal vento e dalla corrente proveniente da nord-ovest e che essi avrebbero potuto trovarsi in mare da diversi giorni.

Tutte le ricerche effettuate, oltreché dalle autorità e le navi nazionali, anche dalle autorità e le navi tunisine (sin dal 21 marzo), da una nave portaerei francese (nella notte fra il 22 e il 23 marzo), e dalle autorità alleate della N.A.T.O., diedero purtroppo esita negativo.

L'equipaggio venne pertanto considerato deceduto in mare e il Ministero della marina mercantile provvide a corrispondere alle famiglie un sussidio straordinario. Le autorità liberiane, avevano intanto ordinato la cancellazione della nave dal registro liberiano e la società armatrice aveva fatto abbandono dell’unità all'assicuratore.

A seguito delle notizie relative al presunto riconoscimento di alcuni membri dell'equipaggio della Hedia in una fotografia riproducente un gruppo di europei prigionieri in Algeria all'atto della loro riconsegna alle autorità francesi, vennero immediatamente impartite istruzioni alle nostre autorità consolari in Tunisia ed in Algeria perché effettuassero ogni possibile ricerca. Purtroppo tutti gli accertamenti compiuti hanno dato esito negativo.

In particolare le nostre autorità consolari in Algeria hanno compiuto accurate, infruttuose indagini presso le autorità francesi di Algeri, Orano e Bona nonché presso la delegazione della Croce rossa per accertare se tra i nominativi degli europei liberati - o dei quali si avesse notizia - non apparissero quelli di membri dell'equipaggio della Hedia. Non si è mancato inoltre di prendere contatto con il funzionario del consolato di Francia in Algeri che aveva preso personalmente in consegna e individualmente interrogato i detenuti riprodotti nella nota fotografia. Egli ha escluso ripetutamente che tra essi vi fosse qualche marittimo italiano, trattandosi esclusivamente di cittadini francesi residenti ad Algeri. Il nostro consolato ha già provveduto a comunicare direttamente alle famiglie dell'equipaggio della Hedia, le quali avevano creduto di riconoscere nella fotografia i propri congiunti, che purtroppo l'identificazione da loro effettuata era errata.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Russo.

 

 

 

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