IL RACCONTO DEI TESTIMONI
Una tragedia, ma anche una storia di
grande coraggio e abnegazione, quella dei tre marinai che a bordo di
un pedalò, con il mare ostile, hanno raggiunto il pescheccio Iris
incagliato sulle scogliere sommerse di fronte allo chalet Fish di
Grottammare. Tre marinai coraggiosi che hanno portato a terra
l'armatore e motorista Francesco Merlini e i due marinai tunisini
Sabri e Mohamed Ammari. Ma che non sono riusciti purtroppo a salvare
il capitano Francesco Voltattorni, conosciutissimo in città come "Francì
lu roscie".
La Capitaneria di Porto di San
Benedetto e il magistrato di turno della Procura di Fermo,
competente nell'indagine perchè l'incidente è avvenuto a Grottammare,
stanno ricostruendo l'accaduto: l'autorità marittima sta
interrogando superstiti e testimoni, in queste ore, mercoledì.
Cerchiamo di ricostruire quei
concitati momenti intorno alle una-una e mezza della notte fra
martedì e mercoledì, ascoltando alcuni testimoni poche ore dopo.
Questa la ricostruzione degli eventi.
Il motopesca Iris, oltre 25 metri di
stazza, uno dei pescherecci più importanti della flottiglia
sambenedettese come conferma il comandante del porto Daniele Di
Guardo, deve rientrare a terra. Il mare è cattivo, abbastanza mosso.
L'ingresso in porto, come ben sanno i
marinai, è una delle operazioni più difficili in quei momenti.
Occorre disporre la barca a favore di onda, per evitare di perdere
il controllo o finire contro le scogliere, senza invadere i canali
di ingresso di altre imbarcazioni. La Iris sembra venisse da sud, ma
è andata incontro al tragico incidente nella zona a nord del porto,
a Grottammare. Come mai? Tutto farebbe pensare che l'ingresso in
porto non sia riuscito al primo tentativo.
Sono attimi concitati, che le
indagini ufficiali cercheranno di spiegare nei minimi dettagli.
Certo è che Voltattorni, capitano di lungo corso e marinaio
espertissimo, si rende conto che c'è qualcosa che non va, la barca
si è avvicinata troppo alla costa e si è incagliata contro le
scogliere sommerse. Chiede soccorso sui canali radio, alla Guardia
Costiera e anche ai pescherecci vicini come il "Marcantonio". In
porto a quell'ora freme l'attività: i pescatori rientrati appena in
quel momento o nelle ore precedenti stanno scaricando il pescato. Si
raggiunge subito la consapevolezza che ci sono dei colleghi in
difficoltà. Alcuni marinai prendono l'automobile e si dirigono sulla
spiaggia di fronte alla quale si sta consumando il naufragio. I
pescherecci che stanno rientrando in quel momento non possono
avvicinarsi più di tanto, i fondali sono bassissimi in quel punto e
le onde rischiano di creare un ulteriore incidente. Stesso discorso
per la motovedetta della Guardia Costiera, che deve tenersi a
distanza di sicurezza, al largo.
Alcuni marinai, sembra dei parenti di
Voltattorni, prendono un pedalò, un comunissimo pedalò trovato nei
paraggi. Sono velocissimi e determinati, hanno il lucido coraggio di
prendere immediatamente il mare e raggiungere la Iris, a pochi ma
pericolosissimi metri dalla riva. L'acqua non è alta in quel punto,
anzi è proprio bassa. Ma ci sono le scogliere sommerse, ci vuole
poco a ribaltarsi, se si sta a bordo di un pedalò. Ci vuole
pochissimo a farsi male sul serio.
Le onde creano un rumore pazzesco, la
Iris è vicina ma le urla non si sentono. I due marinai e il
motorista sono a bordo con i giubbotti di salvataggio rifrangenti,
si vedono ma non si riesce bene a comunicare con loro. Sembra che si
siano trovati sul lato del peschereccio che dà verso terra, in zona
di poppa. Il pedalò li raggiunge e li porta in salvo, a terra. Poi,
secondo anche la testimonianza di un nostro lettore, ritornano verso
l'Iris per cercare il capitano.
Ma Francesco Voltattorni,
l'espertissimo "Francì lu roscie", non si trova a bordo. E'
in acqua, fra le onde, rischiando di andare a sbattere contro gli
scogli o contro lo scafo. In condizioni, pochi istanti prima, di
chiamare i soccorsi e cercare manovre di emergenza. In condizioni,
poi, di cercare di salvarsi, di nuotare, facendo ciò che chi cade in
mare sa che deve fare: togliersi i vestiti, in modo da non avere la
loro zavorra e potere nuotare meglio. E infatti pare proprio che
Voltattorni sia stato trovato poi senza i principali vestiti, una
volta che la corrente verso nord lo ha portato alcune centinaia di
metri più su, verso Grottammare, verso la spiaggia dell'hotel Parco
dei Principi. E anche senza il giubbotto di salvataggio, sembra.
Esperto nuotatore, la sua tragica
fine potrebbe essere legata all'urto contro gli scogli oppure contro
lo scafo. Sul corpo, sembrerebbe che abbia escoriazioni e
contusioni. Forse ha perso i sensi per il colpo, e ha ingerito
acqua. Quando ne trovano il corpo non c'è nulla da fare. Arriva
l'ambulanza ma i tentativi di soccorso non hanno successo.
La Iris rimane in balia delle onde.
Appoggiata sugli scogli, i marosi la ribaltano completamente.
Mercoledì mattina dalla spiaggia, a pochi metri, si vede un'immagine
triste. Lo scafo rovesciato, incagliato nei fondali sabbiosi,
testimone inanimato dell'ennesima tragedia legata a un mestiere
nobile e impervio. Se ne vede solo la parte inferiore, quella che
quando è tutto normale non si vede perchè sommersa. Quasi una
metafora del lato oscuro della luna, dell'invisibile e
dell'imponderabile che emerge quando va tutto male, quando accade
quello che non deve accadere.
Nei momenti successivi tre
sommozzatori della Capitaneria di Porto cercano di raggiungere il
relitto, ma c'è troppa corrente. Quando il mare sarà più calmo ci
saranno le operazioni di recupero del relitto. Una piccola quantità
di gasolio si è dispersa in mare, trasportata via dalla corrente.
Guarda il tentativo di recupero del motopeschereccio non riuscito (14
maggio 2010)
Guarda le fasi del recupero effettuato il 17 maggio 2010