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Caduti

del mare

 

 

14 gennaio 2007

Enrico Nardecchia su

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

13 marzo 2009

 

 

"Maria Cristina": ripescato il relitto della tragedia

 

PESCARA. È riemersa in pezzi «Maria Cristina», la vongolara sulla quale ha perso la vita l’armatore di 71 anni Remo Lattanzio. Poco meno di un mese dopo l’affondamento, avvenuto all’alba del 17 dicembre 2006, dell’imbarcazione squarciata dall’impatto con un tubo usato per il ripascimento della spiaggia, è stata perfezionata l’operazione di recupero del relitto. Sotto gli occhi di Claudio Lattanzio il figlio del pescatore scomparso, sopravvissuto alla tragedia, la grande gru del pontone «Vigliena» dell’imprenditore pescarese Luca Nicolaj ha agganciato e fatto riaffiorare i resti della prua e gli altri pezzi. Cinque ore di lavoro, dalle 9 alle 14, a poco più di mezzo miglio dalla costa, per una nutrita pattuglia di uomini impegnati nelle complesse operazioni di recupero.  IL RELITTO. Tutti si aspettavano di trovare la vongolara insabbiata ma pressoché integra nonostante l’urto contro il tubo del ripascimento. Invece agli occhi dei sommozzatori e degli altri operatori si è presentata una scena diversa. Una barca distrutta, un relitto irriconoscibile sul quale potrebbero aver infierito anche gli effetti della mareggiata. L’ha ripescata la grossa gru del pontone «Vigliena», con la quale, nel maggio 2005, erano stati recuperati i resti dell’aereo P68 Observer della polizia inabissatosi nel tratto di mare antistante la foce del Sangro, a Fossacesia. Un incidente che costò la vita a tre uomini dell’11º reparto volo della polizia di Pescara.  CHI C’ERA. Notevole lo spiegamento di forze per un’operazione rinviata più volte e finalmente portata a termine nella mattinata di ieri. Sono stati impegnati nel recupero, tra gli altri, gli uomini della direzione marittima, i sommozzatori del nucleo di protezione civile «Insieme nel Blu», della guardia costiera di San Benedetto del Tronto e della ditta di lavori subacquei Nicoperi di Ortona.  I FILMATI. I documenti attraverso i quali si potranno chiarire alcuni aspetti dell’incidente sono i filmati e le fotografie. Le riprese sono state effettuate dal cameramen Paolo Raschiatore mentre le foto sono state scattate da Sergio Cipolla istruttore e responsabile del nucleo di protezione civile «Insieme nel blu».  LE DUE INCHIESTE. I resti della vongolara «Maria Cristina» sono stati posti sotto sequestro e collocati in deposito sulla banchina, a disposizione delle autorità che indagano sull’affondamento che riceveranno a breve un ulteriore rapporto sulle operazioni condotte nella giornata di ieri. Sono due le inchieste aperte per cercare di far luce sulla tragedia del mare. Una è condotta dalla direzione marittima e un’altra dalla procura, sotto la direzione del pm Francesca Del Villano. Il magistrato ha aperto un fascicolo contro persone da identificare, ipotizzando i reati di omicidio colposo e naufragio colposo. Resta da chiarire il giallo del tubo, che per i marinai non era segnalato.

 

PESCARA. Avrebbero causato la morte dell’armatore Remo Lattanzio avvenuta il 17 dicembre 2006 in un tratto di mare di Pescara Sud a causa della collisione della vongolara «Maria Cristina» contro una tubatura usata per il ripascimento. Il figlio Claudio Lattanzio , di 47 anni, che era al timone, e i dipendenti della Sidra Massimo Ardu, di 40 anni (direttore di cantiere e responsabile dei lavori di ripascimento) e Piero Angelo Adolfo Morello, di 61 anni, rischiano di finire sotto processo per i reati di omicidio colposo e naufragio. Queste le conclusioni del pm Gennaro Varone che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio.  Al figlio di Lattanzio viene contestata, in particolare, la navigazione in una zona vietata mentre ai due dipendenti della Sidra vengono addebitate una serie di condotte omissive sull’adeguata segnalazione della presenza del pericolo. Infatti, il grosso tubo contro il quale ha impattato la vongolara era rimasto parzialmente in superficie.

 

 

 

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