"Maria Cristina":
ripescato il relitto della tragedia
PESCARA. È riemersa in pezzi «Maria Cristina», la vongolara sulla
quale ha perso la vita l’armatore di 71 anni Remo Lattanzio. Poco
meno di un mese dopo l’affondamento, avvenuto all’alba del 17
dicembre 2006, dell’imbarcazione squarciata dall’impatto con un tubo
usato per il ripascimento della spiaggia, è stata perfezionata
l’operazione di recupero del relitto. Sotto gli occhi di Claudio
Lattanzio il figlio del pescatore scomparso, sopravvissuto alla
tragedia, la grande gru del pontone «Vigliena» dell’imprenditore
pescarese Luca Nicolaj ha agganciato e fatto riaffiorare i resti
della prua e gli altri pezzi. Cinque ore di lavoro, dalle 9 alle 14,
a poco più di mezzo miglio dalla costa, per una nutrita pattuglia di
uomini impegnati nelle complesse operazioni di recupero. IL
RELITTO. Tutti si aspettavano di trovare la vongolara insabbiata ma
pressoché integra nonostante l’urto contro il tubo del ripascimento.
Invece agli occhi dei sommozzatori e degli altri operatori si è
presentata una scena diversa. Una barca distrutta, un relitto
irriconoscibile sul quale potrebbero aver infierito anche gli
effetti della mareggiata. L’ha ripescata la grossa gru del pontone «Vigliena»,
con la quale, nel maggio 2005, erano stati recuperati i resti
dell’aereo P68 Observer della polizia inabissatosi nel tratto di
mare antistante la foce del Sangro, a Fossacesia. Un incidente che
costò la vita a tre uomini dell’11º reparto volo della polizia di
Pescara. CHI C’ERA. Notevole lo spiegamento di forze per
un’operazione rinviata più volte e finalmente portata a termine
nella mattinata di ieri. Sono stati impegnati nel recupero, tra gli
altri, gli uomini della direzione marittima, i sommozzatori del
nucleo di protezione civile «Insieme nel Blu», della guardia
costiera di San Benedetto del Tronto e della ditta di lavori
subacquei Nicoperi di Ortona. I FILMATI. I documenti attraverso i
quali si potranno chiarire alcuni aspetti dell’incidente sono i
filmati e le fotografie. Le riprese sono state effettuate dal
cameramen Paolo Raschiatore mentre le foto sono state scattate da
Sergio Cipolla istruttore e responsabile del nucleo di protezione
civile «Insieme nel blu». LE DUE INCHIESTE. I resti della vongolara
«Maria Cristina» sono stati posti sotto sequestro e collocati in
deposito sulla banchina, a disposizione delle autorità che indagano
sull’affondamento che riceveranno a breve un ulteriore rapporto
sulle operazioni condotte nella giornata di ieri. Sono due le
inchieste aperte per cercare di far luce sulla tragedia del mare.
Una è condotta dalla direzione marittima e un’altra dalla procura,
sotto la direzione del pm Francesca Del Villano. Il magistrato ha
aperto un fascicolo contro persone da identificare, ipotizzando i
reati di omicidio colposo e naufragio colposo. Resta da chiarire il
giallo del tubo, che per i marinai non era segnalato.
PESCARA. Avrebbero
causato la morte dell’armatore Remo Lattanzio avvenuta il 17
dicembre 2006 in un tratto di mare di Pescara Sud a causa della
collisione della vongolara «Maria Cristina» contro una tubatura
usata per il ripascimento. Il figlio Claudio Lattanzio , di 47 anni,
che era al timone, e i dipendenti della Sidra Massimo Ardu, di 40
anni (direttore di cantiere e responsabile dei lavori di
ripascimento) e Piero Angelo Adolfo Morello, di 61 anni, rischiano
di finire sotto processo per i reati di omicidio colposo e
naufragio. Queste le conclusioni del pm Gennaro Varone che ha
firmato la richiesta di rinvio a giudizio. Al figlio di Lattanzio
viene contestata, in particolare, la navigazione in una zona vietata
mentre ai due dipendenti della Sidra vengono addebitate una serie di
condotte omissive sull’adeguata segnalazione della presenza del
pericolo. Infatti, il grosso tubo contro il quale ha impattato la
vongolara era rimasto parzialmente in superficie.