Il
capobarca dell' "Anna Meris", Aurelio Merti, che siamo andati
a trovare nella sua abitazione di Fano (Pu) mentre cercava di rimettersi dal
pauroso "choc", ci ha detto: "Ci siamo accorti di quel che sarebbe
successo soltanto un quarto d'ora prima che si scatenasse l'uragano.
Abbiamo quindi avuto appena il tempo di tirare su le reti e di
riprendere la via del ritorno che si è scatenato l'inferno. Una
'roba' mai vista! Ben presto la barca ha cominciato a riempirsi
d'acqua e mentre uno era al timone l'altro era alla pompa. Ho subito
capito che finchè durava quel tempo non ce l'avremmo fatta a
rientrare in porto. Ad un certo punto poi la visibilità si è ridotta
a due o tre metri e allora ci siamo messi col vento in poppa
raccomandandoci al Signore. Verso le dieci infine, una ondata
indescrivibile ha rovesciato la barca: eravamo io e l'altro compagno
di equipaggio, tre miglia al largo di Pesaro. Dapprima mi sono
aggrappato alla fiancata del peschereccio e ho chiamato l'altro
uomo,
Paolo Testalunga, che rabbrividendo ho visto attaccato al
timone a pochi centimetri dall'elica che girava ancora
vorticosamente. Un movimento falso e sarebbe stato sfracellato senza
scampo. Poi l' "Anna Meris" è affondata e fortunatamente ci siamo
aggrappati ad un cassone frigorifero. Due volte ci è sfuggita la
presa e in entrambe le circostanze disperavo di riconquistarla: in
certi momenti credevo proprio di dover morire. Dopo quattro ore e
mezza interminabili di quel mare siamo infine riusciti con un po' di
fortuna a salire sugli scogli bianchi a nord di Fano senza essere
sfracellati dalle onde. Una volta a terra, sfiniti ma salvi, ci
siamo recati verso la prima casa, abbiamo bussato chiedendo almeno
una coperta ma non ci hanno voluto aprire. Lo stesso è accaduto in
altre due abitazioni finchè un camionista di Bologna ci ha fatti
salire e ci ha accompagnati fino a casa".
Qui finisce il semplice ed incredibile racconto di un uomo che ha
lottato per ore ed ore contro la morte e che si è ritrovato in quel
letto familiare su cui egli stesso disperava ormai di poter più
riposare.
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