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Caduti

del mare

 

 

 

1° GIUGNO 1966

 

CAMERA DEI DEPUTATI

 

IV  L E G I S L A T U R A

discussioni

Risposte scritte ad interrogazioni 

 

La triste vicenda

del motopeschereccio

"Pinguino"

ricostruita

in Parlamento

 

 

 

 

 

 

 

ORLANDI. - Ai Ministri della marina mercantile e dell'interno. - Per conoscere quali iniziative siano state assunte in relazione all'avvenuto naufragio del motopeschereccio atlantico Pinguino al fine di:

1) accertare, eventualmente anche attraverso l'invio di sommozzatori della marina militare, quali siano state le effettive cause del disastro;

2) sollecitare, sulla base dei vigenti accordi internazionali, le ricerche dei dispersi tanto più che le circostanze finora emerse, le condizioni atmosferiche e il non avvenuto rinvenimento delle scialuppe di bordo fanno intuire la messa in atto d'un tentativo di salvataggio;

3) sovvenire le famiglie dei dispersi, tenuto conto della inadeguatezza delle norme che regolano il settore della previdenza marinara. (15195)

 

RISPOSTA. - In data 21 febbraio 1966 il nostro agente consolare di Las Palmas comunicava che il motopeschereccio Pinguino, matricola 106 di Ancona, era naufragato, al largo delle coste della Mauritania, nella notte tra il 19 e il 20 febbraio.

Il motopeschereccio in questione era stato costruito nel 1958 in scafo di acciaio; era fornito di motore Ansaldo del 1963; Diesel C.A. 300; stazzava tonnellate stazza lordo 160,19.

Era munito di certificato di classe del R.I.Na. valido fino al giugno 1966; l'ultima visita di detto istituto era stata effettuata nell'ottobre del 1965.

Per detta unità erano prescritti, quali mezzi di salvataggio, una lancia in legno della capacità di dieci posti; uno zatterino in gomma della capacità di venti posti; otto salvagenti anulari, quindici cinture di salvataggio.

Esso era pertanto tecnicamente idoneo alla pesca atlantica e garantiva condizioni di sicurezza per il personale imbarcato.

Per quanto concerne poi le modalità del sinistro si comunica che il Pinguino fece la sua ultima comunicazione radio telefonica alle ore 22 del 19 febbraio 1966; chiamato il mattino successivo alle ore 05 dal motopeschereccio Erminio Borio non dette risposta. Avvertiti di ciò un'ora dopo convennero nelle vicinanze della boa ubicata a sud di Capo Bianco i motopescherecci Mistral e Matilde, i quali avvertivano della assenza del Pinguino tutti gli altri pescherecci italiani in pesca nelle vicinanze.

Il natante scomparso veniva avvistato, alle ore 10 circa; dal motopeschereccio italiano Kodiak e dalla motonave postale spagnola Leon y Castillo: esso era quasi completamente affondato, in posizione verticale, con la prora emergente dall'acqua per tre-quattro metri, a circa due miglia a sud-ovest della boa di Capo Bianco e distante da terra sette miglia (in acque extra territoriali).

Il Kodiak dava immediatamente l'allarme e sul posto convenivano oltre le unità sopraindicate anche i motopescherecci italiani Rodi, Luna, Andrea Speat, Astoria, Amoruso primo, e Antonio Biagini i quali iniziavano le ricerche dei naufraghi perlustrando sistematicamente le acque nei paraggi del sinistro.

Tali ricerche venivano proseguite anche nella successiva giornata del 21 febbraio.

Dal canto suo la motonave Leon y Castillo informava del sinistro l'aiutante di marina di La Guera che, non avendo alcun mezzo nautico a disposizione, interessava il direttore del porto di Port Etienne il quale, nelle prime ore pomeridiane del giorno 20 (15,30) faceva uscire in mare due motovedette (Chinquetti e Imragvi) ed il rimorchiatore Choum che seguivano le ricerche rimaste purtroppo infruttuose.

Anche un aereo civile, appartenente alla società mineraria franco-inglese Miferma, partecipava il giorno 21 febbraio alle ricerche.

Il Pinguino affondava completamente nel pomeriggio del 21 febbraio su fondali di circa 25 metri.

Per quanto riguarda le cause del sinistro questo Ministero - che si è tenuto costantemente in contatto con le rappresentanze consolari di Las Palmas e Dakar - ha impartito immediate disposizioni per la raccolta di tutti gli elementi atti ad effettuare l'inchiesta sommaria che veniva affidata all'autorità consolare di Las Palmas, essendo colà pervenute le prime notizie del sinistro e facendo scalo in quel porto la maggior parte delle unità da pesca italiane operanti in quella zona atlantica. Detta agenzia consolare, in collaborazione con quelle di Port Etienne e Dakar, ha inoltre provveduto all'interrogatorio dell'equipaggio dei motopescherecci Erminio Borio e Andrea Speat.

Questo Ministero inoltre disponeva, in data 26 febbraio, l'invio del tenente colonnello di porto Russo in dette località per coordinare la raccolta di ogni elemento utile per l'accertamento delle cause del sinistro.

Allo stato non è possibile formulare in merito alcuna ipotesi; le cause del sinistro potranno essere infatti determinate allorché sarà possibile ispezionare lo scafo sommerso e determinare il genere di eventuali falle che dovessero sullo stesso riscontrarsi.

Come è noto nel sinistro sono periti 13 marittimi [invece purtroppo le vittime furono 14]. Finora sono state recuperate tre salme: due di esse (e precisamente quelle del marinaio Tommaso Bruni e del cuoco Vittorio Scartozzi), recuperate dal motopeschereccio Erminio Borio lo stesso giorno del naufragio, venivano trasportate a Las Palmas da dove (dopo essere state sottoposte ad autopsia ed imbalsamazione) venivano fatte proseguire, a bordo del motopeschereccio Emanuele Junior, per Bari e da qui per San Benedetto del Tronto a mezzo di ferrovia.

La terza salma - non identificabile - ritrovata in mare il 9 marzo dal motopeschereccio Rodi, veniva rinchiusa in una cassa di zinco e sbarcata a Porto Etienne da dove è stata rimpatriata a mezzo della motonave Mario  Zeta.

Per quanto riguarda il recupero delle altre salme, va premesso che è da ritenere che esse siano racchiuse nello scafo del natante che giace in fondali non profondi - 25 metri circa ­ ma in una zona in cui le ricerche e l'eventuale recupero sono resi particolarmente difficili dalla fortissima corrente sottomarina e dalle acque torbide.

Inoltre va osservato che l'attuale legislazione non prevede l'obbligo, né da parte dell’armatore né dello Stato o di altri enti, di provvedere al recupero ed al rimpatrio delle salme dei marittimi deceduti all'estero.

In genere sono gli armatori o le società assicuratrici che procedono a tale incombenza, non essendovi giuridicamente obbligati; ma nel caso in esame, la società armatrice, proprietaria solo dell'unità affondata e di modestissime potenzialità economiche, non è in grado di affrontare le spese inerenti al recupero delle salme.

Come già detto, i nostri pescherecci atlantici operanti nella zona si sono generosamente prodigati nei tentativi di recuperare le altre dieci salme; le autorità marittime militari spagnole, dal canto loro, si sono offerte di far eseguire con propri mezzi ed uomini altri tentativi, a condizione che le relative spese vengano rimborsate dall'armatore il quale, come prima ho detto, non è in grado di sostenerle.

Per altro la distanza, non solo dall' Italia ma anche dalla più vicina base estera attrezzata per condurre efficaci ricerche sottomarine in una zona - come si è detto - di fortissime correnti e di rilevante torbidità dell'acqua, rende quanto mai complicato qualsiasi intervento con mezzi e personale adeguati, di cui, tra l'altro, questa amministrazione non ha disponibilità.

Tuttavia a seguito di accordi intercorsi con il ministro della difesa, è stata inviata, in data 10 maggio 1966 - a mezzo di un aereo militare - una squadra di sommozzatori della marina militare che tenterà il recupero delle salme ancora racchiuse nello scafo.

Si desidera infine comunicare che questo Ministero ha disposto l'elargizione di un sussidio di lire 150 mila a favore di ciascuna famiglia dei marittimi deceduti. Da parte sua il Ministero degli interni ha disposto la concessione, in favore della famiglia di ciascun marinaio deceduto, di un sussidio straordinario di lire 100 mila, se questi era celibe; di lire 200 mila, se coniugato senza prole; di lire 300 mila, se coniugato con prole.

 

Il Ministro della marina mercantile:

                                                                                   NATALI

 

 

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