Appena
fuori del centro abitato di Bellante (Teramo) a m.354
s.l.m., sul cosiddetto Colle della Civita, oggi Borgo Martini
Alfonso, sono ancora ben visibili i resti monumentali ed
affascinanti della Chiesa di S. Maria della Lacrima (S.
Maria de Lacryma) e dell’annesso antico Convento dei
Carmelitani. Questo luogo di culto sembra sia sorto nel
Duecento, anche se dell’antica costruzione resta ben poco:
quello che oggi rimane, la facciata, il campanile, quasi tutte
le mura perimetrali e i ruderi del convento, è ciò che è stato
restaurato nel Cinquecento e poi nel Seicento. Il convento fu
ceduto nel 1562 da Baldassarre Acquaviva, Marchese di Bellante e
Conte di Caserta, ai Padri Carmelitani dell’Annunziata di
Caserta. Nel 1793 esso fu soppresso e quindi chiuso; la
chiesa continuò nelle sue funzioni, mentre il privilegio di
chiesa parrocchiale venne trasferito due anni dopo nella
Chiesa di Santa Croce,
all’interno del centro abitato, vicino alla
Cappella della Madonna della
Misericordia. Sulla parte superiore
dell’imponente facciata si apre un finestrone sovrastato da un
lunetta ed altro motivo ornamentale; in basso un altro
finestrone risulta successivamente tamponato e, di fianco al
semplice portale in pietre e laterizio, un’apertura sembra
essere una piccola edicola atta a contenere qualche immagine
sacra. Alla parete di destra è appoggiato un massiccio campanile
la cui parte superiore presenta due monofore sovrapposte per
ospitare delle campane. L’interno, da tempo completamente privo
di copertura e preda della vegetazione, lascia solo intuire
l’antica presenza di archi a tutto sesto e di pitture murali;
agli angoli sopravvivono accenni di capitelli corinzi in stucco.
Fissata al muro, una lapide datata 1873, silenziosa testimone di
momenti solenni, narra del vuoto lasciato dalla “buona Lisetta”,
una bimba di appena 10 anni.
Per arrivarci
da Teramo, da cui dista circa Km.23
(vedi mappa):
si percorre la S.S.80 in direzione
Giulianova e a Bellante Stazione si gira a sinistra seguendo
l’indicazione per Bellante.




Foto e testi di Francesco Mosca
(2011)
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