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Lorenzo e Giorgio |
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Il piccolo peschereccio “Freccia Nera” della flottiglia di Giulianova procedeva lento verso nord trascinandosi dietro la lunga rete da pesca nella calma sera di lunedì 8 maggio 1995, quando, per un qualche evento mai accertato dalla magistratura, ma su cui si radicarono delle precise convinzioni, fu tirato a fondo per la poppa a circa 8 miglia dalla costa. A bordo c’erano Lorenzo e Giorgio Serafini, padre e figlio, 71 anni il primo e 42 il secondo, da sempre pescatori, da sempre abituati ad affrontare le insidie del mare. Ad aspettare invano Lorenzo furono sua moglie Concetta, 62 anni, ed i figli Anna Maria, Alba e Vladimiro con le rispettive famiglie, e Deborah. Il suo corpo senza vita fu avvistato e recuperato il giorno dopo, mettendo fine ad ogni legittima speranza. Espletati tutti gli adempimenti di legge, sabato 13 maggio furono celebrati funerali solenni con proclamazione del lutto cittadino nella Chiesa di S.Pietro Apostolo a Giulianova Lido, alla presenza di una folla impressionante ed impressionata. Alcuni titoli dei quotidiani furono eloquenti: “Giulianova in silenzio”; “Addio lupo di mare”; “Lorenzo, un cuore grande così”. Il relitto, 13 metri di lunghezza per 8 tonnellate di stazza, fu recuperato e portato sul molo del porto di Giulianova il 23 maggio da un pontone della Società Micoperi di Ravenna operante ad Ortona, 15 giorni dopo l’affondamento. Invece tutti i famigliari di Giorgio, in particolare sua moglie Assunta di 41 anni, i figli Lorenzo di 16, Giorgia di 14 ed Angelo di appena 7 mesi, attesero il loro congiunto ancora a lungo. Il mare infatti restituì il suo corpo solo il 27 agosto, quando una barca da diporto lo avvistò al largo di Roseto degli Abruzzi e diede pietosamente l’allarme. L’ultimo saluto a Giorgio, dopo una nottata in una camera ardente affollatissima allestita nella Chiesa della Misericordia a Giulianova alta, fu dato il 29 agosto nella Chiesa di San Flaviano, rinnovando in tutta la cittadinanza lo sgomento e la costernazione per quanto era successo quasi quattro mesi prima. A conclusione di tutto, i famigliari si posero e posero a tutti tramite stampa alcuni inquietanti interrogativi: si potevano salvare queste due vite umane? Una volta accaduto l’inevitabile, il corpo di Giorgio poteva essere recuperato in tempi più stretti? Lamentando soprattutto interventi talvolta poco qualificati ed intempestivi, seppure animati da grande dedizione e solidarietà umana, auspicarono con lungimiranza la costituzione sul territorio di una sorta di Nucleo di Protezione Civile per il mare, costituito da uomini specializzati e mezzi appropriati, in grado di intervenire in tempi brevissimi in casi simili allo scopo di evitare in futuro, se possibile, l'allungarsi dell'elenco dei Caduti del Mare.
Foto e testi di Francesco Mosca (2009)
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