di Francesco
Marcozzi
GIULIANOVA - Due pescatori giuliesi, padre e figlio, sono morti in
un'altra tragedia che ha funestato la marineria abruzzese. Dopo
l'affondamento del "Corrado" a Vasto, è stato il "Freccia nera", un
piccolo peschereccio di otto tonnellate di stazza, ad inabissarsi a
circa otto miglia a largo di Giulianova, nella zona di mare dove
opera la piattaforma per le ricerche petrolifere "Squalo". Lorenzo
Serafini, di 71 anni, è morto ed il corpo è stato ripescato ieri
pomeriggio da una motovedetta della Capitaneria di Porto. Il figlio,
Giorgio, di 43 anni, imbarcato con il padre, risulta ufficialmente
disperso ma, secondo gli inquirenti, giace in fondo al mare, ad una
profondità di circa sessanta metri, imprigionato nel relitto del
peschereccio. Motovedette ed elicotteri della Capitaneria, dei
Carabinieri e della Guardia di Finanza, con l'ausilio del
sommozzatori dei Vigili del Fuoco di Teramo, hanno sospeso le
ricerche ieri sera con il sopraggiungere dell'oscurità ma
riprenderanno questa mattina. Il "Freccia nera", come detto, è stato
localizzato ma oggi giungerà da Roma un robot munito di ecoscadaglio,
che fornirà con esattezza il punto in cui la barca si è inabissata,
facilitando il compito dei sommozzatori.
Sul
perché dell'affondamento del natante per ora si avanzano soltanto
delle ipotesi. Scartata quella dello speronamento (sul corpo di
Lorenzo Serafini non è stata notata nemmèno una scalfittura) la più
probabile è quella di dell'incidente. Si pensa che il "Freccia
nera", mentre era intento alle operazioni di pesca, sia finito con
le reti a strascico contro un banco di fango sotterraneo, quello che
i marinai chiamano "presura". Da bordo hanno cercato di
disincagliare le reti "forzando" il motore ma un brusco scarto della
barca potrebbe aver determinato l'inabissamento della poppa e lo
scafo, imbarcando acqua, sarebbe stato trascinato inesorabilmente
sul fondo. Lorenzo Serafini doveva trovarsi sul ponte ed avrebbe
fatto in tempo a gettarsi in mare, mentre Giorgio, che forse dormiva
sotto coperta, sarebbe rimasto imprigionato nella trappola mortale
del peschereccio affondato. Lorenzo Serafini, vecchio lupo di mare,
avrebbe poi cominciato a nuotare, dopo essersi liberato degli
stivali e dei pantaloni, sinché le forze non lo hanno abbandonato e
sopraffatto anche dal terribile dolore di non vedere riemergere il
figlio.
Quando
è stato ripescato dagli uomini della Capitaneria, Lorenzo Serafini
aveva addosso il costume, i calzini, una maglia di cotone e sopra
una maglia di lana pensante. Il corpo non presentava i segni tipici
della persona morta per annegamento, non era gonfio e ai bordi della
bocca non presentava il caratteristico "fungo". Invece era molto
scuro per cui si è portati a credere che il poveretto sia morto per
infarto, determinato dal freddo, dalla stanchezza e dal dolore per
la sorte del figlio. Questa mattina sarà effettuata l'autopsia per
accertare le cause della morte.
Il
"Freccia nera" era partito con i due uomini a bordo nella mattinata
di ieri l'altro. Lorenzo aveva salutato la moglie Concetta con
queste parole: “Torneremo nel pomeriggio ma se troviamo pesce in
serata o al massimo domani mattina». E ieri mattina, sulla
banchina, Concetta era andata per attendere il ritorno dei
congiunti. Nel porto rientravano uno alla volta tutti gli altri
pescherecci che non fanno la pesca d'altura e da bordo, alla donna
che chiedeva notizie di suo marito e di suo figlio, rispondevano di
non aver visto il "Freccia nera". La donna si è allarmata, ha
avvisato la Capitaneria di Porto e poi subito sono partite le
ricerche.
L'ultimo ad aver visto vivo Lorenzo Serafini è stato il fratello
gemello Giuseppe, che, con il figlio Straniero, era intento allo
stesso tipo di pesca. Erano le 13,30 di lunedì. Poi il mare ha
restituito una cassetta ancora piena di viveri, un frigorifero e
parte delle reti di pesca del "Freccia Nera" e l'equipaggio di una
tonnara ha notato una grossa chiazza d'olio nella zona
dell'affondamento.