PROCURA DELLA
REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE
DI TERAMO
08 Novembre 1995
M/P “Freccia Nera”
– Naufragio dell’8/05/1995
Procedimento n°
830/95 R.G.N.R.
RELAZIONE N°
5F/CT17
sui quesiti posti dal
Sostituto Procuratore Dott. Paolo Pompa in data 07/06/1995:
“Accerti il C:T. le
cause ed i mezzi che hanno determinato l’affondamento del
peschereccio ‘Freccia Nera’, avendo cura di descrivere
opportunamente le stato del relitto ed ogni particolare utile al
fine del buon esito delle investigazioni”
da parte del
Consulente Tecnico d’Ufficio (C.T.U.) Dott. Ing. Fausto PATTACINI.
Fra l’8 ed il 9/05/95,
nelle acque a circa 12 miglia al largo di Giulianova (Te), profonde
circa 80 m., il peschereccio FRECCIA NERA affondava e, nella
circostanza, di due membri dell’equipaggio – Lorenzo e Giorgio
Serafini – perdevano la vita.
(...)
L'IMBARCAZIONE.
Si tratta di
un’imbarcazione per la pesca a strascico, iscritta presso Circomare
Giulianova al n° 4PC271, con scafo e sovrastrutture in legno ed
unico ponte di coperta, costruito nel 1969 dal cantiere “Ragno
Giacomo” di Molfetta (Ba), di stazza lorda 8,23 tonn., con le
seguenti caratteristiche principali:
Lunghezza fuori tutto
m.9,52; larghezza fuori fasciame m.2,70; altezza di costruzione
m.1,28
L’apparato propulsivo
è costituito da un motore SAAB SCANIA da 167 CV a 2000 giri/minuto.
L’unità è risultata in
possesso della seguente documentazione:
- Dichiarazione ai
fini delle Annotazioni di Sicurezza N.930385/P rilasciata
dall’Ufficio RINA di Pescara in data 06/09/93 per il servizio di
“Pesca Costiera Locale” e navigazione “Entro 6 miglia dalla costa
nazionale”;
- Dichiarazione di
Stabilità vistata dall’Ufficio RINA di Ancona in data 02/07/85;
- Dichiarazione N.928
rilasciata il 04/10/90 relativa alle sistemazioni per la
movimentazione a bordo delle reti.
L’imbarcazione è stata
recuperata in data 23/05/95 da mezzi della Marina Militare a circa
12 miglia al largo di Giulianova, in posizione 42°50’.22N, 14°14’.38E,
(vedi posizione) ma in precedenza, nei giorni 10-11-12/05/95, tentativi
infruttuosi di recupero erano stati effettuati da unità da pesca
locali.
Lo scafo è risultato
complessivamente integro (sia l’”opera viva che l’”opera morta”,
cioè sia la parte di scafo esterno sopra il livello del mare che
quella sotto il livello del mare).
E’ stata riscontrata
l’assenza di evidenti lesioni preesistenti e/o concomitanti
all’affondamento che abbiano costituito una via d’acqua.
Si sono riscontrate
parziali sconnessioni del fasciame su entrambi i lati in
corrispondenza della mezzeria della nave, sia sull’opera viva che
sull’opera morta, sul ponte di coperta e sulle sottostanti strutture
longitudinali e trasversali, riconducibili alle operazioni di
recupero così come sono state descritte dal Comandante di Circomare
Giulianova, e cioè in un primo momento con cavi di acciaio
agganciati al verricello salpareti del Freccia Nera e,
successivamente, con cavi d’acciaio prima e con fasce poi,
posizionate all’estremità prodiera e poppiera dell’imbarcazione.
Il verricello è stato
rinvenuto in posizione “sgranato” e cioè con i tamburi frenanti in
posizione di pesca e non di salpamento reti; la leva per il comando
idraulico del verricello era in posizione di “folle”
I cavi d’acciaio sul
verricello filati per più di metà della loro lunghezza e rotti a
trazione, probabilmente in seguito ai primi tentativi di recupero.
I cavi per l’aggancio
dei calamenti erano pronti sul verricello.
Il mezzo collettivo di
salvataggio (n.1 apparecchio galleggiante) è stato rinvenuto
saldamente legato alle strutture dell’albero porta fanali.
Le manette del comando
marcia avanti/addietro ed acceleratore erano posizionate entrambe
completamente abbattute verso prora, significando che l’imbarcazione
stava procedendo in marcia avanti con giri al minimo.
LE RETI.
In data 8/05/95 alle
ore 23,05, in posizione a circa 12,5 miglia dalla costa e 2,5 miglia
fuori dalla piattaforma “Eleonora”, il peschereccio Arcadia
incappava con la propria rete sulla coda della rete del Freccia
Nera. In tale circostanza, come da dichiarazioni spontanee rese
dall’equipaggio in data 10 e 11/05/95 e successivamente confermate
in data 14/07/95, l’imbarcazione subiva un rallentamento e procedeva
immediatamente a salpare la propria rete, rinvenendo all’interno di
essa lo spezzone finale di un’altra rete, lungo circa 5 metri.
In data 01/07/95 tale
spezzone veniva composto con la rete che era stata strappata dalle
strutture del Freccia Nera in occasione dei primi ed
infruttuosi tentativi di recupero, ed i vari elementi –
completamente sviluppati e distesi – sono risultati ricomporre
esattamente la rete che il Freccia Nera stava utilizzando al
momento del naufragio.
Su tale rete gli
accertamenti hanno evidenziato quanto segue:
a)
scorrimento e sfilamento
del cavo (giuntato a sovrapposizione) di dritta di supporto e traino
della parte superiore della rete a “sacco”;
b)
strappo dalla posizione
iniziale, scorrimento lungo il cavo di dritta e conseguente
ammassamento al centro dei galleggianti sferici sistemati sul bordo
superiore destro di ingresso della rete;
c)
lacerazione della parte
superiore del sacco, con inizio della lacerazione anteriormente a
destra e procedendo diagonalmente verso sinistra fino al distacco
della parte terminale del sacco.
Il mattino del
09/05/95 il mare era leggermente mosso con vento N/O forza 2/3 S.B.
e visibilità buona. Da quanto appreso si ritiene che nel pomeriggio
dell’8/05/95 e nella notte seguente le condizioni meteorologiche
possano considerarsi le stesse.
OSSERVAZIONI.
In base ai dati
raccolti si evidenzia quanto segue:
1)
Durante le operazioni di
pesca la rete si posiziona radente al fondo con la bocca della sacca
mantenuta aperta dall’azione dei galleggianti sul bordo superiore e
dall’azione dei divergenti – uno per lato – che ad una certa altezza
dal fondo ne mantengono allargati i cavi di traino;
2)
da quanto descritto dai
testimoni il pesce rinvenuto nella sacca potrebbe ragionevolmente
essere stato pescato 4/6 ore prima del ritrovamento, per via del
fatto che i merluzzi risultavano avere l’intestino già maleodorante;
3)
da quanto raccolto
presso Circomare Giulianova, al momento del recupero il Freccia
Nera era appoggiato sul fondo in assetto dritto e con la prora
posizionata per Nord;
4)
dagli accertamenti
risulta che la rete del Freccia Nera sia stata incocciata sul
lato destro a circa 3/400 metri dall’imbarcazione.
IPOTESI DINAMICA DEL
NAUFRAGIO.
In base alla
documentazione disponibile ed agli elementi raccolti durante gli
accertamenti, riteniamo di poter formulare le ipotesi che seguono.
Presumibilmente nel
tardo pomeriggio il Freccia Nera era intento in operazioni di
pesca con la rete in acqua, motore a mezza forza, velocità 3 nodi
circa, rotta compresa tra 330° (circa Nord-Ovest) e 270° (Ovest). Si
trovava con tutte le luci di posizione spente.
Ad un certo punto il
cavo di sostegno della parte superiore della saccata si impigliava
in un oggetto che prima agganciava i galleggianti sferici
strappandoli dalla loro posizione originale e facendoli scorrere
verso il centro. Il timoniere del Freccia Nera si accorge di
qualcosa e riduce immediatamente la velocità a giri al minimo – come
previsto dalla buona norma marinaresca per mantenere la rete sempre
a poppavia dell’elica – ma l’aggancio, che nel frattempo ha esaurito
la possibilità di scorrimento lungo il cavo, interferisce con la
superficie superiore della saccata strappando il cavo, la rete e
causando – con azione a tiro asimmetrico – un repentino e violento
sbandamento al Freccia Nera, che in tale circostanza rimane
agganciato alla rete solo attraverso il cavo di sinistra. Lo
sbandamento a sinistra fu tale da determinare in tempi brevissimi un
imbarco d’acqua di mare, che causava l’affondamento del
peschereccio.
LA CAUSA DEL
NAUFRAGIO.
Considerato che:
a) la
rete del Freccia Nera è stata sicuramente agganciata nella
parte superiore della saccata e quindi ad un’altezza di 1-1,5 metri
dal fondo;
b) la
sollecitazione necessaria allo sfilamento del cavo è stata valutata
corrispondente a circa 110 CV che, in direzione diversa da quella di
marcia del Freccia Nera, deve ragionevolmente essere
considerata almeno di 125/130 CV per considerazioni trigonometriche,
e quindi si tratta di potenza motore che l’imbarcazione non aveva a
disposizione in quel momento;
c) l’evento
si è svolto in tempi brevissimi, dati i risultati della prova di
trazione e, quasi a riscontro, la mancanza totale di segnalazioni
e/o comunicazioni al momento del sinistro;
d) il
Freccia Nera non aveva le luci di pesca accese;
il sottoscritto
C.T.U. ritiene che la rete del Freccia Nera possa essere stata
agganciata dal divergente della rete a strascico di un altro
peschereccio, con un angolo di provenienza che poteva andare da
000° (da Nord) con rotta per Pescara a 060° (da Nord/Est) con rotta
per Giulianova. La posizione di prora a Nord assunta dal Freccia
Nera sul fondo potrebbe essere la risultanza di una rotazione
subìta dallo scafo in condizione di trazione da poppa avvenuta in
superficie o anche durante l’affondamento.
Date le
caratteristiche caratteriali di Lorenzo Serafini, descrittoci come
marinaio esperto, attento ed estroverso, il sottoscritto ritiene di
poter escludere un eventuale parallelismo delle rotte del Freccia
Nera e di altra unità, in quanto tale situazione sarebbe stata –
anche se a radar mantenuto spento – almeno visivamente notata ed
avrebbe presumibilmente indotto il Serafini a segnalare in qualche
maniera all’altra imbarcazione il pericolo costituito da entrambi le
reti a mare vicine, e pertanto siamo più propensi a considerare
quanto avvenuto come conseguenza di due rotte incrociate, con le
imbarcazioni ad una certa distanza – la cui visibilità ottica e/o
strumentale ci riesce difficile da valutare – e con le reti che
vengono però a contatto, con l’imbarcazione presumibilmente più
piccola e/o meno potente che nella circostanza soccombe. (vedi
schema)