L’intento di
questo incontro è quello innanzi tutto di ringraziare quanti ci
hanno dimostrato affetto, solidarietà e disponibilità, in
particolare l’intera marineria di Giulianova, che si è prodigata
per giorni interi dapprima nelle ricerche e poi nel vano
tentativo di ripescaggio del relitto, e questo nonostante
l’Ordinanza di divieto della Capitaneria di Porto. E poi tutta
la gente, che ci è stata vicina da subito, che ha percepito
immediatamente che il dramma apparteneva non a due famiglie
soltanto, ma a Giulianova tutta, e che ha partecipato in coro a
tutte le fasi succedutesi dal giorno della disgrazia a quello
del recupero del relitto.
In questi giorni
di lutto e di dolore c’è stato chi, gridando tutta la propria
rabbia, basandosi sui pochi indizi a disposizione, ha cercato di
ricostruire come l’incidente sia potuto accadere, azzardando
ipotesi inquietanti che, quand’anche fossero vicine alla realtà,
certamente non spetta a noi formulare. A tal proposito sono tate
aperte delle inchieste, noi tutti lo sappiamo, e confidiamo
pienamente in chi è stato incaricato di indagare affinchè giunga
quanto prima a dare a noi congiunti e a tutti quanti hanno
pianto lacrime amare in questi giorni terribili esaurienti
risposte su quanto oggi sembra davvero inspiegabile. Con fiducia
nel ricordo dei nostri cari aspetteremo che ci venga spiegato
come Lorenzo e Giorgio ci siano stati sottratti.
Tragedia nella
tragedia, Giorgio non ci è stato ancora reso dal mare, per cui
in questa nostra pur cristiana rassegnazione non può fare a meno
di prenderci un moto di indignazione al sentire risuonare più
volte in laconiche interviste rilasciate qua e là frasi quasi
fatalistiche come “abbiamo fatto tutto il possibile”! E’
evidente che questo “tutto il possibile” non è stato sufficiente
a risolvere il nostro problema, ed allora non ci basta, non può
bastarci!
Riteniamo che la
nostra indole, seppure con grande reticenza, sia in qualche
misura preparata alla scomparsa ancorchè prematura di un
famigliare, ma opponga un fiero rifiuto a comprendere come il
suo corpo non sia meritevole neanche di una cristiana sepoltura.
La consolazione tarda sicuramente a venire se non ci è
consentito neanche di piangere sulla sua tomba nè di onorarla
con un fiore.
Una ondata di “se”
e di “ma” ci ha colto impreparati ed attoniti e ci ha tenuto
svegli durante ogni notte trascorsa da quell’8 maggio ad oggi.
Non c’è controprova, è ovvio, ma se per esempio il relitto
fosse stato ripescato subito e si fosse accertato fin dalle
prime ore che lì il nostro Giorgio non c’era, se non c’era,
magari si potevano dirigere le ricerche in direzioni diverse, o
magari semplicemente continuarle, e non staremmo ora a ragionare
in questi termini e con il gelo nel cuore, ma ci rendiamo conto
che si tratta solo di recriminazioni inutili che non ci
ridaranno i nostri cari.
Alcuni di voi
certamente sanno che non abbiamo aspettato con le mani in mano
che altri intervenissero al nostro posto, ma ci siamo adoprati
immediatamente, riuscendo a trovare anche i mezzi fisici e
finanziari per operare in proprio il recupero, dopo il tentativo
generoso della marineria locale: tutti sapete anche che ci sono
stati frapposti ostacoli insormontabili. E allora, se c’è chi
non sa aiutare perchè non sa cosa fare e neppure possiamo
aiutarci da noi, che cosa dobbiamo attenderci?
Attanagliati dal
dolore e costantemente alla ricerca di un perchè, ci viene quasi
spontaneo considerare con meraviglia come in un Paese come il
nostro, circondato per gran parte dal mare e con circa 5.000 Km.
di coste, non ci siano efficienti mezzi di soccorso a mare
disponibili subito, preposti ed attrezzati esclusivamente per
intervenire in caso di naufragio e per recuperare eventualmente
i natanti. Per fortuna questi eventi non sono frequenti, ma
quando si verificano lasciano segni indelebili per generazioni.
Ed ecco allora,
per non dimenticare Lorenzo e Giorgio Serafini, partendo dalla
triste considerazione che non siamo la prima famiglia marinara
ad essere così duramente colpita, e purtroppo forse non saremo
neppure l’ultima, ci sentiamo di esternare tutte le nostre
perplessità ed il nostro rammarico per la verificata assenza di
strumenti idonei ad operare in mare in sicurezza in situazioni
di emergenza.
Ci rivolgiamo per
questo soprattutto a tutti i nostri rappresentanti politici con
in testa l’On. Gerardini, ed il Sen. Scrivani, affinchè si
attivino e si adoprino per ottenere che, non dico la nostra
città e neanche la nostra regione, ma almeno il Mare Adriatico
ed il Mar Tirreno siano dotati ciascuno di attrezzature adeguate
a lenire il dolore di chi vive nel mare e del mare, questo mare
così generoso, ma a volte così crudele.
Auspichiamo
insomma che come nella tragedia di Vermicino la morte del
piccolo Alfredino Rampi diede il via ad una vasta opera di
solidarietà organizzata che oggi si chiama “Protezione Civile”,
così la morte di Lorenzo e Giorgio, e particolarmente la
scomparsa in mare di quest’ultimo, possa dare luogo ad un
qualche organismo di soccorso e recupero sottomarino idoneo ad
operare anche in medi ed alti fondali.
Non non sappiamo
ovviamente indicare ne’ con quali modalità ne’ sotto la
direzione di chi ciò dovrebbe esistere, ma credeteci, il nostro
dolore oggi è grande e grande è stato il dolore di chi prima di
noi ha vissuto questo dramma. Se c’è qualche strada da poter
percorrere perchè chi sarà in futuro colpito da evento analogo
possa soffrire di meno, noi vorremmo ardentemente che essa sia
percorsa.
Grazie.