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L'affondamento

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Freccia Nera: Lorenzo Serafini intento a preparare le sue reti da pesca

 

 

27 MAGGIO 1995 - CONFERENZA STAMPA DEI FAMIGLIARI

 

L’intento di questo incontro è quello innanzi tutto di ringraziare quanti ci hanno dimostrato affetto, solidarietà e disponibilità, in particolare l’intera marineria di Giulianova, che si è prodigata per giorni interi dapprima nelle ricerche e poi nel vano tentativo di ripescaggio del relitto, e questo nonostante l’Ordinanza di divieto della Capitaneria di Porto. E poi tutta la gente, che ci è stata vicina da subito, che ha percepito immediatamente che il dramma apparteneva non a due famiglie soltanto, ma a Giulianova tutta, e che ha partecipato in coro a tutte le fasi succedutesi dal giorno della disgrazia a quello del recupero del relitto.

In questi giorni di lutto e di dolore c’è stato chi, gridando tutta la propria rabbia, basandosi sui pochi indizi a disposizione, ha cercato di ricostruire come l’incidente sia potuto accadere, azzardando ipotesi inquietanti che, quand’anche fossero vicine alla realtà, certamente non spetta a noi formulare. A tal proposito sono tate aperte delle inchieste, noi tutti lo sappiamo, e confidiamo pienamente in chi è stato incaricato di indagare affinchè giunga quanto prima a dare a noi congiunti e a tutti quanti hanno pianto lacrime amare in questi giorni terribili esaurienti risposte su quanto oggi sembra davvero inspiegabile. Con fiducia nel ricordo dei nostri cari aspetteremo che ci venga spiegato come Lorenzo e Giorgio ci siano stati sottratti.

Tragedia nella tragedia, Giorgio non ci è stato ancora reso dal mare, per cui in questa nostra pur cristiana rassegnazione non può fare a meno di prenderci un moto di indignazione al sentire risuonare più volte in laconiche interviste rilasciate qua e là frasi quasi fatalistiche come “abbiamo fatto tutto il possibile”! E’ evidente che questo “tutto il possibile” non è stato sufficiente a risolvere il nostro problema, ed allora non ci basta, non può bastarci!

Riteniamo che la nostra indole, seppure con grande reticenza, sia in qualche misura preparata alla scomparsa ancorchè prematura di un famigliare, ma opponga un fiero rifiuto a comprendere come il suo corpo non sia meritevole neanche di una cristiana sepoltura. La consolazione tarda sicuramente a venire se non ci è consentito neanche di piangere sulla sua tomba nè di onorarla con un fiore.

Una ondata di “se” e di “ma” ci ha colto impreparati ed attoniti e ci ha tenuto svegli durante ogni notte trascorsa da quell’8 maggio ad oggi. Non c’è controprova, è ovvio, ma se per esempio il relitto  fosse stato ripescato subito e si fosse accertato fin dalle prime ore che lì il nostro Giorgio non c’era, se non c’era, magari si potevano dirigere le ricerche in direzioni diverse, o magari semplicemente continuarle, e non staremmo ora a ragionare in questi termini e con il gelo nel cuore, ma ci rendiamo conto che si tratta solo di recriminazioni inutili che non ci ridaranno i nostri cari.

Alcuni di voi certamente sanno che non abbiamo aspettato con le mani in mano che altri intervenissero al nostro posto, ma ci siamo adoprati immediatamente, riuscendo a trovare anche i mezzi fisici e finanziari per operare in proprio il recupero, dopo il tentativo generoso della marineria locale: tutti sapete anche che ci sono stati frapposti ostacoli insormontabili. E allora, se c’è chi non sa aiutare perchè non sa cosa fare e neppure possiamo aiutarci da noi, che cosa dobbiamo attenderci?

Attanagliati dal dolore e costantemente alla ricerca di un perchè, ci viene quasi spontaneo considerare con meraviglia come in un Paese come il nostro, circondato per gran parte dal mare e con circa 5.000 Km. di coste, non ci siano efficienti mezzi di soccorso a mare disponibili subito, preposti ed attrezzati esclusivamente per intervenire in caso di naufragio e per recuperare eventualmente i natanti. Per fortuna questi eventi non sono frequenti, ma quando si verificano lasciano segni indelebili per generazioni.

Ed ecco allora, per non dimenticare Lorenzo e Giorgio Serafini, partendo dalla triste considerazione che non siamo la prima famiglia marinara ad essere così duramente colpita, e purtroppo forse non saremo neppure l’ultima, ci sentiamo di esternare tutte le nostre perplessità ed il nostro rammarico per la verificata assenza di strumenti idonei ad operare in mare in sicurezza in situazioni di emergenza.

Ci rivolgiamo per questo soprattutto a tutti i nostri rappresentanti politici con in testa l’On. Gerardini, ed il Sen. Scrivani, affinchè si attivino e si adoprino per ottenere che, non dico la nostra città e neanche la nostra regione, ma almeno il Mare Adriatico ed il Mar Tirreno siano dotati ciascuno di attrezzature adeguate a lenire il dolore di chi vive nel mare e del mare, questo mare così generoso, ma a volte così crudele.

Auspichiamo insomma che come nella tragedia di Vermicino la morte del piccolo Alfredino Rampi diede il via ad una vasta opera di solidarietà organizzata che oggi si chiama “Protezione Civile”, così la morte di Lorenzo e Giorgio, e particolarmente la scomparsa in mare di quest’ultimo, possa dare luogo ad un qualche organismo di soccorso e recupero sottomarino idoneo ad operare anche in medi ed alti fondali.

Non non sappiamo ovviamente indicare ne’ con quali modalità ne’ sotto la direzione di chi ciò dovrebbe esistere, ma credeteci, il nostro dolore oggi è grande e grande è stato il dolore di chi prima di noi ha vissuto questo dramma. Se c’è qualche strada da poter percorrere perchè chi sarà in futuro colpito da evento analogo possa soffrire di meno, noi vorremmo ardentemente che essa sia percorsa.

Grazie.

                                                                                                I famigliari

                                                                                    di Lorenzo e Giorgio Serafini

 

 

 

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