TERAMO - Dopo sedici lunghi giorni di estenuante attesa, nella tarda
serata di ieri è stato finalmente agganciato e riportato in
superficie il «Freccia Nera», il peschereccio della flottiglia di
Giulianova inabissatosi a dodici miglia dalla costa e all'interno
del quale si trova presumibilmente imprigionato il corpo di Giorgio
Serafini. Nel corso delle operazioni di recupero, prolungatesi sino
a notte fonda, i sommozzatori che hanno ispezionato esteriormente il
relitto non hanno comunque trovato alcuna traccia del marittimo
disperso.
La giornata era iniziata alle prime luci dell'alba, quando le navi
militari «Proteo» (su cui era posizionata la campana iperbarica),
«Vieste» (con a bordo il robot filoguidato Pluto) e il rimorchiatore
d'altura «Saturno», avevano raggiunto le boe alle quali si trovavano
agganciati i tiranti del «Freccia Nera». La prima fase
dell'operazione di recupero ha visto impegnato «Pluto» , che ha
raggiunto gli 81 metri di profondità per filmare nuovamente il
relitto.
Una volta in superficie, le immagini raccolte dal robot sono state
visionate con attenzione dai sommozzatori del gruppo subacqueo del «Comsubin»
di La Spezia, che hanno preparato sulla «carta» l'intervento.
A
quel punto, in attesa dell'arrivo del pontone «Micoperi 12» (una
particolare imbarcazione attrezzata per il recupero dei relitti)
partito poco dopo le otto di ieri mattina dal porto di Ortona, sono
iniziate le manovre per posizionare la nave «Proteo» sulla verticale
del peschereccio giuliese. A causa della corrente l'operazione, che
si è rivelata particolarmente difficoltosa, si è protratta per circa
tre ore e mezza. Finalmente, poco dopo le 16, grazie all'intervento
del rimorchiatore «Saturno», è stata raggiunta l'esatta posizione.
Alle 17,25 è stata calata in mare la camera iperbarica con
all'interno due sommozzatori, che in poco più di un'ora hanno
«imbracato» il «Freccia Nera». L'ultimo intervento è stato quindi
affidato al «pontone», arrivato in zona attorno alle 19,15. Ancora
novanta minuti di intervento e i cavi dell'imbracatura sono stati
agganciati al “Micoperi 12”, che ha iniziato le operazioni di
recupero. Quest’ultima fase si è svolta praticamente al buio con i
soli fari delle imbarcazioni militari ad illuminare lo specchio
d’acqua dove si trovava posizionato il pontone.
La lunga attesa è stata seguita sin dalle prime ore dal fratello di
Giorgio Serafini, Vladimiro e dal cugino, Straniero Serafini,
arrivati sul posto a bordo di un motoscafo privato. Interminabili
ore passate prima sotto il sole e poi con la brezza che sferzava i
volti induriti dal dolore. Nel porto di Giulianova, invece, il
figlio di Giorgio, Lorenzo, a bordo di uno scooter ha più volte
raggiunto la punta estrema della banchina fissando con sguardo
malinconico il punto in cui il cielo sembra confinare con il mare.
Quel mare che in pochi attimi gli ha portato via per sempre il padre
ed il nonno.